Marek ed il Napoli, 10 anni d’amore incondizionato destinato a prolungarsi e lo slovacco certifica la sua ‘devozione’ alla maglia azzurra con una lunga intervista rilasciata ai colleghi del Corriere dello Sport.
“Vicino a Juventus, Inter e Milan? Confermo. Credo sia chiaro che in Italia non ci sarà una squadra per me che non sia il Napoli, ma credo anche che esistano i margini affinché io chiuda quì la mia carriera. E’ una possibilità seria che ciò accada, sono stracontento di stare qua. Gargano parlò di Chelsea e Manchester United? Così avete scritto anche voi”.
E a proposito dei ‘Red Devils’, ecco dove avrebbe sognato di giocare da bambino il 17 del Napoli: “Mi incantò nella finale di Champions del 1999, con quei tre minuti in cui ribaltò il risultato con il Bayern. Quella sera, rimasi stordito dai colori, dal clima della manifestazione, da quelle maglie”.
Ma quali sono i motivi che hanno portato a questo legame praticamente indissolubile? “Forse non pensai, certo non avrei creduto di legarmi in maniera così netta. E invece, studiai la storia del club, subito, e mi piacque; il resto lo ha fatto De Laurentiis, con il quale ho un rapporto straordinario, denso di affetto; e questa città nella quale non mi è negato niente”.
Il chiodo fisso di un’intera città e dello stesso ‘Marekiaro’ è lo Scudetto: “Se dovessi vincerlo con la maglia del Napoli, potrei smettere il giorno dopo. La festa sarebbe un successo dal potere simbolico straordinario per questa città e per questa tifoseria. Non riesco a intuire dove arriverebbe la fantasia dei napoletani”.
Tricolore appunto: guai a dare per chiusi i giochi? “Spero proprio di no. Lo vincerà la Juve? Spero sempre di no. La Roma sta facendo benissimo, il Milan altrettanto, la Lazio è nella scia e l’Inter dovrà verificare gli effetti del cambiamento. Siamo ancora ad un terzo della stagione, i giochi si decideranno più in là: io ci credo e non è un modo di dire”.
Scudetto o Champions? “Impossibile scegliere, perché c’è un valore forte in entrambi i titoli. Però la Champions vuol dire, in pratica, essere i più forti al Mondo. Darebbe una statura internazionale da far girare la testa. E’ bello pensarci, ma la vedo irrealizzabile”.
“Non credo – onestamente – che il Napoli possa essere ritenuto forte a quei livelli, in finale di Champions League ci arrivano i colossi – aggiunge lo slovacco – Però – e sono sincero – ritengo questo Napoli una gran squadra, capace di un gioco meraviglioso del quale si è grati a Sarri, e dunque in grado di giocarsela ancora con la Juventus. Ci basta un filotto di vittorie, tre o quattro consecutive, per riavvicinarci e fare avvertire la nostra presenza. Abbiamo i mezzi per riuscirci, in quest’ultimo periodo non siamo stati assistiti dalla sorte e quando non vinci nasce il pessimismo. Io invece sono ottimista o forse realista perché conosco il valore dei miei compagni”.
Al Napoli serviva quel guizzo in più: “Con Mazzarri e con Sarri, poi c’è venuto meno qualcosa, forse certe caratteristiche ancora non abbiamo e che per esempio i bianconeri hanno dimostrato di avere. Non abbiamo rimpianti, perché forse è così che doveva andare, ed alla fine sono stati premiati quelli che lo hanno meritato. Ci sarebbe bastato un pizzico di cattiveria, o forse quella mentalità che si acquisisce nel tempo e che, per esempio, alla Juventus hanno dimostrato di avere, soprattutto l’anno scorso, quando sono partiti in ritardo. O magari ci sarebbe servito anche un pizzico di fortuna, che in certi momenti ti aiuta o può risultare persino decisiva: dettagli, episodi che si perdono nella memoria e che però in quelle circostanze avrebbero potuto capovolgere il senso di quella stagione. Ma si guarda avanti”.
A Udine Hamsik farà 500 partite da professionista: “Ne scelgo 2: la prima finale di coppa Italia vinta a Roma, quella con la Juventus, e la finale di Supercoppa a Doha. Poi ce ne sarebbero anche altre, ovviamente. Il goal più bello? Forse quello al Milan, nella mia prima stagione: ha avuto un significato, ci ha portati in Europa, ma è stata una cavalcata fantastica”.
Col Napoli fin qui sono 103 goal: “Confermo. Quello con la Fiorentina era mio, ho sentito il pallone strusciarmi sulla cresta, l’ho spostato. Sugli altri in dubbio non mi pronuncio. Maradona a -12? Speriamo di raggiungerlo già quest’anno, mi dà gusto. Io non sarò mai come lui, né credo che sia possibile esserlo in assoluto, però almeno mi resterà questa soddisfazione di averlo battuto”.
“Mi sento partecipe di quello che accade nel Napoli e sono fiero di questo mio ruolo – sottolinea Marek – So, per esempio, che per battere il record di Bruscolotti e di Juliano, delle presenze in assoluto e campionato, avrò bisogno di un paio di stagioni sempre ad alto livello e ci proverò. Sarebbe un bel traguardo”.
Infine, una proiezione su quando appendere gli scarpini al chiodo: “Non penso di riuscire a fare come Totti e Buffon, straordinari personaggi che ho incrociato in questo mio decennio. Calciatori di spessore tecnico ma anche umano. Degli esempi. Ma io a quarantanni non ci arrivo. Quanti ne ho ancora davanti? Cinque o sei e spero buoni”.