Dries Mertens ha rilasciato una lunga intervista a “Il Mattino”:
Quali sono i tre desideri da realizzare nel 2017? «Il primo è che le cose continuino ad andare come stanno andando, ovvero che io possa fare ancora tanti gol per il Napoli, voglio vincere qualche trofeo con la mia squadra. E poi essere felice».
Si può dire che nel 2016 è cambiata la sua dimensione di calciatore? «Sarà vero per gli altri, forse. Ma per me no perché sapevo quello che potevo fare, conoscevo il mio valore. Magari i gol che ho fatto hanno dato un’altra percezione di me, perché con i gol hai tutti gli occhi puntati addosso. Ma io credo di aver fatto sempre bene con il Napoli, anche quando non segnavo così tanto. Per me non è cambiato molto, è successo solo che ho fatto tre gol a Cagliari e quattro al Torino, e sono stato decisivo anche in Champions».
Lei è sicuramente tra i più amati. «Questo lo so, lo capisco dai gesti, dalle parole. Ma quello che conta nel Napoli non è il singolo, il gruppo. Il simbolo deve essere tutto il Napoli perché se faccio gol non è solo merito mio. Ma di tutti. Se adesso dovesse chiedere a Gonzalo Higuain di chi è il merito dei suoi 36 gol dello scorso anno, lui non dirà mai che è merito tutto suo. Perché non è così».
A proposito di Higuain, c’è rimasto male per il suo addio? «La gente fa delle scelte e bisogna accettarle. Ci sono rimasto male, sì, come tutti. Ma quella di andar via è una cosa sua, che non mi riguarda. Noi stiamo andando avanti senza di lui. Come lui sta andando avanti senza di noi».
Una specie di scugnizzo belga? «Ero sempre fuori, per le strade, in piazza. Dove c’ero un pallone, c’ero io. Anche mio padre insegnava e non è che facessero i salti di gioia quando mi vedevano calciare in strada. Ma alla fine hanno accettato la mia decisione: mi hanno visto felice e sono stati felici anche loro».
Il rinnovo con il Napoli? «Speriamo, speriamo… vediamo cosa succederà».
La Juve, questa Juve, è irraggiungibile, a suo avviso? «Io guardo sempre a noi, non guardo le altre: dobbiamo imparare ancora delle piccole cose poi possiamo fare male a tutti. Alcune cose le sbagliamo ancora, ma se impariamo a non fare sempre gli stessi errori, possiamo dare davvero fastidio a tutti, proprio a tutti».
Insomma, la rimonta è possibile? «Anche loro hanno perso qualcosa, hanno dei giocatori che sono diventati un po’ più vecchi. Noi crediamo che si possa fare».
E le altre pretendenti per lo scudetto? «La Roma sta facendo molto bene. Noi stiamo facendo la Champions e abbiamo, per questo, perso per strada dei punti importanti. Lo scorso anno è successo al contrario: era la Roma a fare la Champions e noi l’Europa League. Certe gare europee si pagano poi in campionato».
Le dà fastidio quando si parla della Juve come unica squadra con una mentalità vincente? «Sì. Molto. È vero, quando vinci le cose sono più facili ma anche la nostra mentalità calcistica, sempre propositiva, dà il senso di una squadra che pensa solo a vincere».
Le piace far parte di una squadra che, a parere di tanti, gioca il più bel calcio d’Italia? «Io sono incantato dal calcio di Sarri: è un calcio dove vai avanti, quando hai la palla tra i piedi sai sempre quello che devi fare, ovvero attaccare, andare al cross, cercare di fare gol».
Arriva Pavoletti, sta per rientrare Milik: quale sarà la sua collocazione adesso? «Voglio rimanere ancora lì, mi piacerebbe giocare ancora al centro dell’attacco. Ma mi va bene anche tornare a sinistra. Ma è una scelta del mister, non mia».
Tra un mese affrontate il Real, Cristiano Ronaldo e il resto dei Galacticos.«Siamo diventati una grande squadra e il fatto di giocare un ottavo di Champions lo dimostra: non abbiamo paura di loro».
È stato eletto come il miglior giocatore del Belgio… «Una bella soddisfazione, anche lì abbiamo tanti campioni, essere il più forte nel mio Paese è la consacrazione di un lungo percorso. Ma ripeto: il calcio non si gioca da soli».
Nei tre anni napoletani, quale è stato il momento più bello? «Tanti, ma il primo che mi viene in mente è quando qui ho firmato. Era con me tutta la mia famiglia e subito dopo mi sono sentito come a casa, con i bimbi dei mie fratelli a far festa. Ho subito amato questa città e questa gente meravigliosa».
Sia sincero: ha mai pensato di andarsene, magari quando giocava poco per l’alternanza con Insigne? «Mai. Questo dualismo è stata solo un’invenzione dei giornali: basterebbe vivere lo spogliatoio per capire il clima che c’è tra tutti noi».
E ci spieghi lei: che spogliatoio è quello azzurro? «Il nostro punto di forza. Siamo in tanti, tanti amici che amano passare anche il tempo libero assieme, magari a cena oppure organizzando qualche festa».
Quanto è stato importante Sarri per la sua crescita? «Fondamentale. Le sue idee di calcio sono molto affascinanti: è unico il modo con cui lui parla di calcio, come lo vive. Le sue lezioni sono importanti per adesso, ma anche per dopo. Perché le sue idee di calcio, sono le mie».
Da quale tecnico vorrebbe essere allenato? «Sarri è il top per me».
In conclusione, cosa si aspetta dal 2017? «Vi dico cosa mi aspetto dal primo mese: non dobbiamo sbagliarlo. Dobbiamo pensare a battere la Sampdoria».
A proposito, tre anni fa alla prima del nuovo anno ospite al San Paolo fu proprio la Sampdoria. E lei fece una doppietta. «Ah sì. E spero questa volta di farne tre di gol».