Mentalità. Quante volte abbiamo sentito discuterne!? Tantissime, spesso per dare una spiegazione logica alla differenza (di trofei, di vittorie, di prestazioni nei momenti decisivi) tra Napoli e Juventus. Negli scorsi sei anni, va detto, i bianconeri hanno messo in mostra una forza e una tenuta mentale fuori dalla norma che, sovente, ha pesato più di quella tecnica o societaria. Il Napoli era lì a guardare, questione di dettagli spesso, a chiedersi dove, come e perché.
Il 2017, però, ha cambiato un po’ le carte in tavola. I numeri, quelli, sono stati celebrati a menadito (leggi qui tutti i record del Napoli nell’anno solare) e con giusto merito. Eppure, il calcio resta uno sport di emozioni e di sensazioni, oltre che di statistiche. Componenti che spingono verso un’unica, realistica deduzione: il Napoli è diventato una squadra matura.
Nel percorso di crescita degli uomini di Sarri, si può dire che l’anno che volge al termine sia stato quello del raggiungimento della maggiore età. Come facciamo ad esserne così sicuri? Domanda lecita che trova almeno tre risposte valide.
Primo, il Napoli non ha subito psicologicamente il peso degli infortuni. Prima Milik, poi Ghoulam. Un doppio colpo che avrebbe potuto minare le certezze dei giocatori, che avrebbe potuto insinuare dubbi e preoccupazioni nelle teste dei ragazzi. Niente di tutto questo è successo, eccezion fatta (forse) per la gara persa contro il Manchester City in Champions, quella dell’infortunio di Ghoulam, che rappresenta però un discorso a parte visto che l’algerino si infortunò a partita in corso. Col passare delle settimane, gli azzurri hanno dato l’impressione di continuare a fare il proprio, con la medesima intensità, concentrazione e serenità.
Secondo, il Napoli ha dimostrato di poter superare i momenti di crisi. Quello della stagione in corso è un esempio emblematico: dopo una partenza strepitosa, arriva un periodo di modesto calo. Hamsik e compagni perdono in casa col City e pareggiano in trasferta col Chievo, poi però battono Milan, Shakhtar e Udinese (vittoria sofferta) prima di tornare a lasciare punti, in casa con Juventus (0-1) e Fiorentina (0-0) e in trasferta col Feyenoord (2-1). Arriva così la cocente delusione dell’eliminazione europea, nel “peggior” periodo della stagione. Ma cosa accade dopo? Nulla. Nel senso che il Napoli torna a fare il Napoli, senza cadere in vortici depressivi e senza cedere mentalmente al momento di scarsa brillantezza. Si rimane tranquilli, cercando di limitare i danni, in attesa di tornare a fare quello che si sa. Risultato? Quattro vittorie consecutive e il titolo di Campione d’Inverno…
Terzo, il Napoli ha imparato a reagire dopo una brutta sconfitta. Il riferimento, piuttosto chiaro, è legato allo 0-1 patito al San Paolo contro la Juventus lo scorso 1 dicembre. Una partita che in passato avrebbe potuto scatenare una catena di pensieri negativi letale. Immaginate: perdere in casa, davanti al proprio pubblico, contro la contendente numero uno per lo Scudetto nonché acerrima nemica storica e per di più con un gol del “traditore” Higuain. In aggiunta, il rammarico enorme di non aver mandato i bianconeri a -7, una distanza che sarebbe poi diventata complicatissima da colmare. Sarebbe stato facile tornare a pensare di essere inferiori alla Juventus, al fatto che “loro sono tornati” o che “loro queste partite non le sbagliano mai”; ai discorsi sulla rosa, sulla coperta corta o lunga, sul fatturato…e chi più ne ha più ne metta. E invece…gli azzurri sono ripartiti, dimostrando soprattutto nel lungo periodo di aver raggiunto una maturità da grande squadra.
In conclusione, il grande step scalato dal Napoli nel 2017 sta nell’aver imparato ad archiviare tutto quanto di negativo possa capitare in una stagione, nell’aver imparato a vedere le pietre sul percorso non come dei possibili ostacoli, ma come appoggi sui quali saltare e andare ancora più in alto. Se vi state chiedendo come tutto ciò sia stato possibile, tornate al primo rigo e troverete la risposta: mentalità.
Di Antonio Fioretto