Nella storia dei grandi club calcistici sono molti i giocatori che riescono a fare la differenza. Altrettanti, però, sono quelli che vengono ricordati solo a causa delle loro prestazioni negative o per gli errori commessi dentro e fuori dal campo. Sì, insomma, i cosiddetti “bidoni”. Anche il Napoli, ovviamente, non risulta estraneo a questo discorso. Sono tantissimi, infatti, i calciatori che non solo non hanno inciso minimamente in maglia azzurra ma che addirittura hanno lasciato ricordi esclusivamente negativi. La nostra nuova rubrica Azzurro Sbiadito nasce proprio per ricordare questi eroi mancati, figli di un’esperienza azzurra insufficiente che spesso ne ha condizionato negativamente la carriera. Uno di questi calciatori è sicuramente Claudio Husain: argentino – e quindi, agli occhi del napoletano, “erede” di Maradona – che arrivò a Napoli nel caotico mercato estivo del 2000, deluse ampiamente le aspettative con partite insipide e colme di errori.
La storia partenopea di Claudio Husain
Soprannominato El Picapietre per via della sua grinta ma anche El Turco a causa dei suoi tratti somatici poco sudamericani, Husain arriva a Napoli per rinforzare il centrocampo della squadra di Zeman nell’estate del ritorno in Serie A. Tra gli azzurri molte cose sono cambiate: i principali artefici della promozione – il tecnico Novellino e l’attaccante Schwoch – sono andati via, al loro posto ecco Zdenek Zeman e una serie di calciatori di categoria misti a giovani promesse, come Nicola Amoruso, David Sesa, Franco Mancini, Fabio Pecchia, Abdelilah Saber, Facundo Quiroga e Rabiu Afolabi (e degli ultimi tre certamente ci sarà da discutere). Le premesse per un buon campionato sembrano esserci ma l’evidenza dei fatti presenta – nel corso del tempo il conto di una squadra assolutamente inadatta alla categoria, soprattutto nei primi mesi. Husain è, come già detto, uno dei nuovi arrivi: il Napoli lo aveva prelevato a titolo definitivo per addirittura 20 miliardi di lire, finendo per diventare uno degli acquisti più costosi della società. I partenopei, stregati dalle sue prestazioni con la maglia del River Plate, videro in lui un perfetto connubio di qualità e intensità. Purtroppo, però, Husain si rivelò essere un calciatore tutt’altro che pronto per affrontare il campionato italiano. Si mostrò, anzi, eccessivamente lento e impreciso in tutte le 29 partite giocate in quella stagione. A fine torneo il Napoli retrocesse in Serie B e si avviò, seppur lentamente, verso il fallimento che sarebbe poi avvenuto anni dopo. Inizialmente Husain viene subito rimandato in prestito al River Plate, club nel quale gioca con continuità e bontà, tanto da venir convocato dalla Nazionale albiceleste per i Mondiali 2002 (che però vivrà unicamente dalla panchina). Di fronte a queste prestazioni il Napoli si convince a tenerlo in rosa per il campionato di Serie B. Il ritorno in azzurro, nonostante la categoria inferiore, non diede risultati positivi: 11 presenze incolori ne testimoniarono il fallimento, con la società partenopea che lo rivendette – a titolo definitivo – alla sua ex squadra. Il ragazzo lasciò così Napoli dopo due stagioni poco felici e senza aver mai gonfiato la rete.
Dopo il ritiro
Husain si ritrovò a girovagare per l’Argentina calcistica negli anni successivi, fino a quando non chiuse la carriera in Cile vestendo la maglia dell’Audax Italiano. Attualmente Husain è diventato un commentatore sportivo e ha lavorato per alcune importanti emittenti sudamericane e nordamericane (come ad esempio DirecTV) per commentare le più grandi manifestazioni calcistiche esistenti per Nazionali (Copa America e Mondiale su tutte). Una magra consolazione per El Turco, che sicuramente non ha raccolto l’eredità né di Maradona che tantomeno di Scarpetta e Totò. Anche per essere un turco napoletano ci vuole impegno e Husain, purtroppo, non si è mai davvero impegnato al punto da diventarlo.