Mario Cvitanovic Napoli – Più di ogni altra città italiana (forse addirittura europea) Napoli è una metropoli che vive di enormi contraddizioni ma anche di segni distintivi. Tra questi, l’esasperazione del concetto di fortuna e sfortuna: la scaramanzia è un obiettivo, la ciorta uno stato mentale. Forse anche per questo motivo l’avventura (brevissima) di Mario Cvitanovic con la maglia del Napoli si rivelò un fiasco clamoroso: l’ex calciatore croato e ora allenatore – passato alla ribalta recentemente per una spiacevole aggressione subita da alcuni facinorosi dopo una trasferta – infatti aveva una reputazione molto poco lusinghiera in tal senso. Che però, puntualmente, si rivelò – per uno strano scherzo del destino – veritiera anche con la casacca azzurra.
Mario Cvitanovic, ovvero come non guadagnare la salvezza
Cvitanovic arrivò a Napoli nella stagione 2003-2004, passata poi alla Storia come una delle peggiori per la squadra partenopea. La società azzurra aveva prelevato il giocatore dal Genoa a titolo definitivo, nell’ambito di una doppia operazione che aveva visto il Grifone – al contempo – acquisire le prestazioni di Francesco Baldini con la medesima formula. Come detto, Cvitanovic- che di ruolo faceava il difensore – portò con sé una fama tutt’altro che positiva. Questo perché la sua carriera italiana, fino a quel momento, gli aveva riservato sempre e solo retrocessioni: in particolare, nelle sue esperienze con le maglie di Verona, Venezia e Genoa, le tre squadre in questione non avevano mai mantenuto la massima categoria a fine stagione. Sicuramente non un grosso biglietto di prestazione per il calciatore, che tutto sommato si presentò in un punta di piedi in un Napoli che, teoricamente, era stato costruito per tentare l’assalto alla Serie A. Il campo, però, generò dei verdetti traumatici e drammatici: gli azzurri arrivarono tredicesimi nel campionato di Serie B, per poi fallire a fine stagione. Di conseguenza, per la prima volta Cvitanovic riuscì a salvarsi in una squadra italiana ma, al tempo stesso, fu protagonista indiretto del fallimento di uno dei più grandi club del calcio nostrano. Anche a livello di gioie personali la stagione del croato fu assolutamente poco positiva: per lui solo 9 presenze senza reti, collezionate in tutte le competizioni italiane. Insomma, Cvitanovic non era esattamente un amuleto, come si accorsero anche i tifosi del Napoli.
Addio Italia
Dopo l’esperienza negativa con gli azzurri, la carriera italiana di Cvitanovic visse la sua fine. Negli ultimi anni si ritrovò a difendere i colori rispettivamente di Beerschot, Dinamo Zagabria ed Energie Cottbus, chiudendo la carriera con la società tedesca. In seguito il croato – che per 9 volte ha vestito anche la maglia della Nazionale – iniziò la sua carriera da allenatore, finendo a guidare dalla panchina proprio il penultimo club (e quello in cui aveva iniziato la carriera) nel quale si ritrovò a giocare. Ad oggi Mario Cvitanovic è una delle meteore più clamorose e, al tempo stesso, meno ricordate nella storia calcistica del Napoli. Ma chissà se qualche tifoso azzurro ancora rivaluta, proprio in relazione alle prestazioni del croato, l’utilizzo di qualche strumento fortunato, per cacciar via in maniera precauzionale i brutti pensieri o, quantomeno, quel pauroso spauracchio di nome retrocessione.