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Thuram: “Razzismo? Il calcio è timido, bisogna far sentire la propria voce”

THURAM INTER NAPOLI – Continuano le polemiche post Inter – Napoli di lunedì sera. Ad intervenire, questa volta, è Lilian Thuram, ex difensore di Parma e Juventus e simbolo dell’antirazzismo. Il difensore francese ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito ai cori e agli ululati nei confronti del difensore del Napoli Kalidou Koulibaly e, più in generale, sul razzismo negli stadi italiani.

Le parole di Thuram
Il problema, secondo Thuram, è la mancanza di intervento da parte delle istituzioni e soprattutto di alcuni partiti politici che cavalcano questa ondata d’odio. Ecco quanto dichiarato dall’ex centrale francese a “La Gazzetta dello Sport”.

C’è meno razzismo rispetto al 1996, quando arrivai a Parma. Solo che negli stadi c’è sempre una minoranza a manifestarsi in maniera becera. La maggioranza non segue certi comportamenti, e in gran parte dei casi li disapprova. Però la tendenza è sempre quella di dar risalto ai violenti, anche perché gli altri restano in silenzio. Bisogna che le persone positive si facciano sentire. Il calcio è troppo timido, in tanti hanno paura a farsi sentire. Invece il movimento dovrebbe sfruttare molto di più l’enorme cassa di risonanza e le proprie capacità di comunicazione. Il calcio è in grado di parlare a tantissime persone. E il discorso razzista va bloccato a tutti i costi perché è estremamente pericoloso: sbocca sempre nella violenza, sempre. È un discorso di morte.

Ci sono alcuni esponenti di alcuni partiti che parlano male dei migranti. Che dichiarano “bisogna lasciarli sulle navi”. E come possiamo difendere l’idea che si possano lasciar morire delle persone? Se si è pronti a far morire delle persone ora considerate lontane poi si sarà pronti a lasciar morire anche persone più vicine. Pensando così ci rinchiudiamo in una gabbia le cui pareti sono nazionalità, pelle e religione. Per questo penso che i partiti politici che strumentalizzano le difficoltà di uomini e donne siano pericolosi.  Se non accetti l’altro, se sei violento con l’altro per una questione di colore, origine o religione è normale che questa violenza si sviluppi anche in altre parti della società, più vicina alla tua realtà quotidiana”