SARRI JUVE CONFERENZA – L’attesa è finita, la Juve abbraccia Maurizio Sarri. Il neo tecnico bianconero parlerà in conferenza stampa e si presenterà ai suoi nuovi tifosi: appuntamento alle ore 11 presso la sala stampa dell’Allianza Stadium. Tanti e interessanti, immaginiamo, i temi della chiacchierata di Sarri con i giornalisti. Magari a cominciare dai suoi trascorsi a Napoli e le molteplici uscite mediatiche all’indirizzo della Juve. “Fosse per me, andrei fino al palazzo” e simili hanno scatenato e deluso a posteriori i tifosi azzurri, ancor prima della scelta da professionista duro e puro. Segui live le parole del nuovo allenatore bianconero:
Parola a Sarri: “Sono contento di essere qui oggi, sono a disposizione per tutte le domande e curiosità, dandovi le informazioni che vi posso dare. La scelta della Juve? Bisogna avere le idee chiare sul percorso: tre anni fa ero a Napoli, da bambino ero tifoso del Napoli. L’essere competitivo mi ha portato . Il percorso al Napoli era finito, avevo solo il dubbio di lasciare per l’affetto che provavo: gli azzurri me l’hanno tolto presentando Ancelotti. Poi ho preferito andare all’estero per non passare direttamente ad un’altra squadra italiana. Al Chelsea è stata un’esperienza bellissima, ma nella seconda parte avevo il desiderio di tornare e me l’ha offerto la Juve: penso sia il coronamento della mia carriera, penso di aver rispettato tutti e soprattutto il mio percorso. Sensazione? Forte, la Juve mi ha voluto davvero, mai vista una società compatta nel volermi come allenatore. L’atteggiamenti dei dirigenti ha fatto la differenza. Parlerò col presidente, ma il percorso alla Juve sarà lungo, ci vorrà tempo. L’atmosfera in Italia è diversa rispetto all’Inghilterra e ci vorrà un percorso. Abbiamo il vantaggio dal punto di vista tattico, ma non da quello della mentalità. Il prossimo campionato sarà stimolante, il ritorno di Conte, Giampaolo al Milan, Ancelotti, Fonseca e De Zerbi: l’aria è bella frizzante. Voglio alzarmi la mattina e vincere le partite, il risultato non è mai dovuto, anzi significa che la sconfitta è certa. La Juve ha l’obbligo di essere favorita, in Champions invece c’è l’obiettivo di vincere ma con la consapevolezza che altre squadre hanno la stessa forza della Juve. La responsabilità in Italia è più forte, in Europa c’è un sogno da inseguire in maniera feroce. Modulo? Servono le idee chiare sui giocatori che possono essere utili e che ci consentano di fare la differenza, poi vedremo come schierarli. Solo negli ultimi anni ho scelto 4-3-3, al Chelsea è stato un 4-3-3 molto diverso per lasciare libero Hazard, a costo di pagare qualcosa in fase difensiva Partiamo dai calciatori, il modulo sarà una conseguenza. Non sono passato dai dilettanti alla Juve, è stato un percorso lungo: per questo mi dà emozione essere qui. È un passo in avanti. Cristiano Ronaldo? Parliamo di un top, ben oltre il grande giocatore. Spero di fargli battere nuovi record: sarebbe una soddisfazione enorme. Frase sulla Querela? Non lo dissi per la Juve, ma perché stava dando una notizia priva di fondamento. A Napoli ho vissuto tre anni con l’unico pensiero di sconfiggere la Juve, noi eravamo l’alternativa e ho cercato di creare in ogni modo condizioni per battere i bianconeri. Si tratta di una rivalità sportiva, una volta che è finita, è finita. Adesso darò tutto me stesso per la Juve, potrei aver fatto qualcosa nei modi sbagliati, ma intellettualmente apprezzabile: ho cercato di battere la Juve da avversario, rifarei tutto, l’ho odiata ma poi ne ho riconosciuto la superiorità. Io traditore per qualcuno? I calciatori dichiarano certe cose per stare bene nel loro ambiente, i messaggi privati hanno altro contenuto. Ambiente ostile a Napoli? Cose diverse dal professionismo, non ne voglio entrare. Sono andato via dal Napoli, per scelta mia e della società, andando all’estero ho rispettato Napoli. La mia è una scelta logica, senza dover romanzarci sopra. Il primo approccio col mondo Juve? Ho notato l’unità di intenti, l’inserimento affettivo e il rapporto con le persone mi porterà a dare il 110%. Scetticismo legato al ‘bel calcio’? Mi è capitato dappertutto, anche all’Empoli. La mia storia però deve cancellarlo, conosco solo un modo, quello di vincere e convincere, bisogna divertire. Dybala e Ronaldo? Possono giocare in qualsiasi ruolo, cambia l’interpretazione del ruolo, La squadra deve adeguarsi alle loro caratteristiche, perché è un ruolo fondamentale. Vincere è l’unica cosa che conta? Non lo so, ho vinto solo in categorie minori. Ma se una squadra diverte ed entusiasma, crea benzina per ottenere il risultato. All’Empoli mi contestavano il bel gioco, mi dicevano che non ci saremmo salvati in quel modo, poi lo abbiamo fatto con 6 giornate d’anticipo. La storia ha visto allenatori opposti vincere con la stessa squadra, io rimango fedele alle mie idee: è difficile farle coincidere con la vittoria. Fino al palazzo? Era una convinzione di voler vincere lo scudetto, rappresentavo uno dei popoli che più amano la propria squadra. Mi sentivo in una favola, il ragazzino nato a Napoli che sognava di riportare lo scudetto a Napoli. Forse ho sbagliato qualche modo, ma rifarei tutto. Quell’anno non potevamo combattere su più obiettivi, abbiamo selezionato una competizione e fino a 10 giorni dalla chiusura del campionato. Tuta? Ne parleremo con la società, al di fuori del campo sono obbligato da contratto ad indossare la divisa sociale, in campo non abbiamo ancora stabilito. Basta che non mi mandino nudo. Il Napoli aveva giocatori a disposizione del collettivo, muovevano la palla ad una velocità assurda. Il Chelsea era composto da giocatori più forti, ma con calciatori che preferivano la palla addosso e l’individualismo che andava fatto esaltare, perdendo un po’ di fluidità nella manovra. Negli ultimi tre mesi però siamo diventati difficilmente battibili. Se non dovessi adattarmi ai calciatori a disposizione e condurre sempre gli stessi allenamenti, potrei allenare solo i dilettanti. Le mie idee resteranno le stesse, l’applicazione dovrà adeguarsi. Cori razziali? Non cambio idea a seconda delal società, è ora di smetterla: è una condizione troppo inferiore rispetto agli standard europei. Giusto fermare le partite, a Napoli lo si subisce di più e io stesso, essendo nato a Napoli, lo subivo molto anch’io. Napoli-Juve? Se mi fischiano sarà una manifestazione d’amore, uscirò dal San Paolo volendogli bene uguale a prima. Viaggio in Grecia da Ronaldo? Ho chiesto a Paratici di parlare con due-tre giocatori per condividere, le imposizioni non esistono più. Voglio capire cosa pensano delle loro caratteristiche, soprattutto dei calciatori più in vista. Abbiamo bisogno di calciatori talentuosi, incidenti sulla prestazione, Douglas Costa ad esempio è un top player ancora inesploso. Higuain? È un ragazzo a cui voglio bene, dipende da lui se stare nella Juve. Io ascolterò però prima il parere dei dirigenti che conoscono i calciatori prima di me, non mi imporrò sull’argomento, sarebbe una mancanza di rispetto. Richieste? Non mi piace chiedere nomi, ma caratteristiche: Paratici mi tiene aggiornato su tutto, poi dipenderà dal modulo e dalla preparazione delle partite. La competenza di Paratici. Allegri? Mi lascia un’eredità pesante. La sua squadra ti dava l’impressione che, pur mettendola in difficoltà, aveva sempre come uscirne. Certo se imponi il predominio del campo, rischi di meno. Sarrismo? Non so cosa sia, la Treccani dice che sia un’idea calcistica, la mia, quella di una persona diretta e sempre fedeli ai suoi concetti. Messaggio di De Laurentiis? No, ma non potrò avere mai un brutto rapporto: ci sono momenti di divergenze ma fa parte di caratteri dalla grande personalità. Non dirò mai i nomi dei giocatori che ho sentito. Allegri neanche, di solito è un cazzeggio quando lo sento”.
11.00 – Eccolo Maurizio Sarri! Ingresso in sala, elegantissimo il tecnico. Giacca e cravatta, altro che tuta..
10.50 – Sala stampa gremitissima, l’attesa e la curiosità sono ai massimi storici: Sarri parlerà a breve da neo tecnico della Juve, dopo il primo impatto con la realtà bianconera di ieri. Un giro per la Continassa, prelevato e scortato da Nedved e Paratici fin dall’aereoporto, senza tifosi.