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Mihajlovic in conferenza: “Ho la leucemia, non ho paura: vincerò io, vincerò per la mia famiglia!”

Sinisa Mihajlovic
L'’allenatore del Bologna ha spiegato la sua situazione personale con enorme chiarezza, da uomo vero. Il tecnico serbo è accompagnato in conferenza dal ds Sabatini e Di Vaio.

MIHAJLOVIC CONFERENZA SPECIALE – Lo abbiamo sempre conosciuto come un guerriero dal cuore tenero. Uno che in campo non mollava mai e incantava con le sue punizioni. Purtroppo Sinisa Mihajlovic ha dovuto dire stop. Ha dovuto fermarsi per gravi motivi di salute che gli impediranno di continuare ad allenare, almeno per il momento, per concedersi alle cure dovute. Con una conferenza stampa di grande coraggio, l’allenatore del Bologna ha spiegato la sua situazione personale con enorme chiarezza, da uomo vero. Il tecnico serbo è accompagnato in conferenza dal ds Sabatini e Di Vaio.

La conferenza stampa di Sinisa Mihajlovic

Walter Sabatini, a.d. del Bologna chiarisce la decisione della società: “Sinisa è il nostro condottiero e noi andremo avanti con lui. L’allenatore del Bologna rimarrà Sinisa qualsiasi cosa succeda, lui sconfiggerà questa malattia e non ne abbiamo dubbi. Io preferisco Mihajlovic a chiunque altro anche se non può dare il 100%. Il mister ha parlato a tutti, è stata una cosa molto democratica e civile. La famiglia Saputo è ovviamente tutta col mister, si sono già sentiti, gli hanno dato garanzie per la sua attività. Andiamo avanti tutti insieme. Come vedete il mister ha avuto il coraggio di parlare con tutti voi, io mi sarei nascosto in una grotta. Non avrei avuto il coraggio di parlare con nessuno”.

Mihajlovic: “Ho fatto di tutto per rubare la scena a Walter (ride). Ho chiesto questa conferenza stampa e ho chiesto anche riservatezza da parte di tutti voi, perchè volevo darvi per primo la notizia, alla mia squadra e alla gente. Purtroppo non tutti hanno rispettato questa mia scelta, per vendere 100-200 copie in più han voluto rovinare un amicizia che dura da vent’anni, mi dispiace per questo, ma voglio parlare di altre cose. Purtroppo o per fortuna, abbiamo fatto alcuni esame col dottore dove sono venute fuori alcune anomalie che non c’erano quattro mesi fa. Vi dico la verità, che sia chiara per tutti: quando sono partiti per il ritiro avevo detto di avere la febbra, era più un problema per mia moglie, per tutte le cose che avevo in testa capire e dire a lei che ho la febbre, e farglielo credere, è stata la cosa più difficile. Ho fatto gli esami, alle 9 ho avuto i risultati: leucemia. Quando me l’hanno detto è stata una bella botta, sono stato due giorni chiuso in camera a riflettere e piangere, ti passa tutta la vita davanti. Vincerò la malattia, col petto di fuori, da martedì vado all’ospedale e non vedo l’ora di lanciarmi in questa sfida. Prima comincio prima finisco.

Il dottore mi ha detto che la malattia è in fase acuta, aggressiva, ma attaccabile. Ci vuole un po’ di tempo per guarire, ma si guarisce. Ho chiamato i giocatori, ho pianto anche con loro. Dobbiamo giocare per vincere, non per non perdere: dico sempre ai miei di attaccare alto l’avversario, di non avere paura. E’ quello che farò anch’io in questo caso: vincerò questa sfida, non ho dubbi. Lo farò per me, per mia moglie, la mia famiglia. Lo farò per tutti quelli che mi vogliono bene. Ho ricevuto tra i 500 e i 600 messaggi, chiedo scusa a tutti quelli che mi hanno chiamato in questi giorni, volevo stare con me stesso e riflettere bene, buttare tutte le energie negative che ho dentro, per andare ad affrontare con serenità e coraggio quello che devo affrontare. Voglio anche ringraziare tutto il Bologna, dal presidente al magazziniere, mi hanno fatto capire in questi due giorni che sono davvero uno di famiglia, questa per me è una cosa davvero importante.

Come ho detto ai miei giocatori, questa sfida la vinco, ma ho bisogno di quelli che mi vogliono bene. In questi giorni ho pianto molto, ma solo quando vedo certi messaggi, qualcosa che mi commuove, non voglio vedere gente che piange, non voglio far pena a nessuno. Io sto bene, sono a posto. Il 28 febbraio ho fatto gli esami ed era tutto a posto. Ho continuato ad allenarmi tutti i giorni fino al 27 maggio, finito il campionato giocavo due ore al giorno, non avevo alcun sintomo. Mio padre è morto di cancro, per questo faccio sempre tutte le visite: nessuno di noi deve pensare di essere indistruttibile. Quando ti succede, è una botta tremenda, e l’unica tua speranza è di aver anticipato il problema, perchè se lo scopri dopo due mesi o dopo un anno è tutta un’altra cosa. Può succedere a tutti, bisogna cercare di prevenire, perchè ti cambia la vita in un momento. E’ la cosa più brutta, è un incubo ad occhi aperti. E’ più facile combatterla se hai fatto tutti i controlli. ”