ZE’ MARIA ANCELOTTI AMMUTINAMENTO – Il 6 novembre a Castel Volturno, quando gli azzurri confermarono la volontà, espressa la sera prima dopo il pari al San Paolo contro il Salisburgo in Champions, di interrompere il ritiro imposto dal presidente Aurelio De Laurentiis, c’era anche lui. Zé Maria scelse la giornata meno adatta per riabbracciare Carlo Ancelotti, conosciuto a Parma, e imparare qualche tecnica di allenamento. Ex calciatore e ora tecnico, il brasiliano è stato suo malgrado testimone di una delle giornate più tristi dell’era De Laurentiis. “Appena mi vide Carlo mi disse ‘Hai scelto proprio il giorno adatto per venirmi a trovare’ – racconta Zé Maria in esclusiva a gonfialarete.com – il mister è così, non perde mai la voglia di scherzare”.
Che cosa ricorda di quella giornata?
“Quando arrivai, l’allenamento era già iniziato. Riscontrai l’amarezza di un gruppo che non ha raccolto sinora quanto meritasse. Ad esempio, la sera prima contro il Salisburgo, il Napoli fu costretto al pareggio nonostante avesse subìto solo due tiri verso lo specchio della porta. Avevo capito che prima della seduta c’erano stati dei colloqui tra squadra e staff, che tra l’altro a differenza dei calciatori, aveva continuato il ritiro. I giocatori confermarono la scelta di tornare dalle loro famiglie. Comunque sono situazioni che nel calcio possono accadere. Adesso spero che nel Napoli possa tornare il sereno, anche perché le guerre non servono a nulla. Quando ci sono litigi tra presidente e allenatore e quando i tifosi iniziano a contestare la squadra, si fa più fatica a riprendere la marcia”.
Come è cambiato Ancelotti da quando eravate insieme a Parma?
“Adesso ha più esperienza, ma anche allora mostrava una certa abilità nella gestione del gruppo. Carlo ha la personalità e il carisma per risollevare il Napoli”.
Se lo aspettava così in difficoltà dopo un anno e mezzo a Napoli?
“Guardate che se gli azzurri sono settimi in classifica in questo momento, le colpe non sono tutte di Ancelotti. Certo, il mister avrà commesso qualche errore. Sono un allenatore anche io e so che i tecnici possono sbagliare. Ma parliamoci chiaro, la società sperava di poter contendere lo scudetto a Juve e Inter. Ma il mercato non è stato consono alle ambizioni del Napoli. Calciatori come Manolas, Lozano e Llorente alzano il tasso qualitativo della squadra, ma non fanno la differenza. Llorente, ad esempio, non è mai stato titolare fisso nei club in cui ha giocato finora. Lo stesso Manolas ha sempre saltato diverse partite. Ecco, penso che anche i dirigenti del Napoli debbano prendersi la loro bella fetta di responsabilità. Juve e Inter, invece, sul mercato hanno investito molto di più e adesso sono già andate in fuga”.
Dal punto di vista dell’umore, Ancelotti che momento sta vivendo?
“E’ dispiaciuto per la mancanza di risultati. Il mister è un vincente. E’ sempre stato abituato a conquistare titoli e a lottare per i primi posti in classifica. Con i calciatori che il Napoli gli ha messo a disposizione, fa più fatica. Però è motivato per far vedere a tutti che gli azzurri possono tornare a lottare per una classifica più importante”.
Secondo lei, perché il Napoli è scivolato fuori dalla zona Europa dopo 12 giornate?
“Batto sempre sullo stesso tasto. Secondo me la rosa è corta. Non è facile gestire le energie tra campionato e Champions. Adesso che il Napoli entrerà in gara anche in Coppa Italia, la strada si farà ancora di più in salita. Però non posso non sottolineare gli errori arbitrali, la sfortuna e l’infermeria piena. Non poter contare a lungo su calciatori come Allan e Milik, ad esempio, rappresenta una mazzata per una squadra che di per sé non è così ricca di grandi giocatori. Nonostante tutto, però, il Napoli meriterebbe di contare in classifica più punti di quelli conquistati finora”.
Come si esce dalla crisi?
“Facendo gruppo ed evitando le guerre interne. Nel 1996 a Parma, con Ancelotti in panchina, a un certo punto del campionato eravamo terz’ultimi. Poi vincemmo in casa del Milan con un gol di Stanic, che andò a bersaglio grazie a un mio cross e non ci fermammo più. All’epoca eravamo in difficoltà, perché la proprietà credeva di poter lottare per lo scudetto e i tifosi erano pieni di aspettative. Ci confrontammo anche con i nostri supporter. Raggiungemmo un punto di incontro e grazie all’entusiasmo per il successo al Meazza riuscimmo a risalire la china. Terminammo il campionato al secondo posto”.
A Napoli si chiacchiera molto sul troppo spazio concesso a Davide Ancelotti da parte del padre. Lei che cosa ne pensa?
“Prima di tutto dico che Davide è una professionista preparato ed è una brava persona. Gli allenatori in seconda devono avere il loro spazio, altrimenti la loro figura è inutile. Io ho assistito a uno degli allenamenti del Napoli e posso assicurare che era Carlo Ancelotti a curare la parte tattica. Purtroppo, quando i risultati non arrivano, ci si appiglia a tutto”.
Si dice che Ancelotti cambi troppo e spesso, è d’accordo?
“Assolutamente no. Il mister fa bene a ruotare gli uomini a sua disposizione, anche perché deve sapere su chi contare e chi no”.
Sembra che Ancelotti voglia tornare al 4-3-3, secondo lei è il modulo giusto per esaltare le caratteristiche del Napoli?
“Ancelotti è in grado di utilizzare qualsiasi modulo e ha a disposizione giocatori duttili per provare almeno quattro o cinque sistemi di gioco. State tranquilli, Carlo è l’uomo giusto per riportare il Napoli in alto”.