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La Repubblica – “Rotto il protocollo, l’abbraccio sincero Gattuso-Conte, le esultanze delle due squadre”

Napoli Inter coppa italia
“Gennaro e Antonio si abbracciano, sì, perché Francesca è morta, perché si vogliono bene, perché ci sono momenti in cui è difficile distanziare i corpi e i cuori. Gattuso e Conte, due amici. Antonio stringe Gennaro, gli dice qualcosa che sentono solo loro ma che si può immaginare, Gattuso ha perso la sorella il 2 giugno, fa sì con la testa e poi dà due o tre piccoli colpi sul petto di Conte come a dire grazie, ho capito, va tutto bene. Ora la partita può cominciare, tante cose ricominciano adesso”.

La Repubblica – “Rotto il protocollo, l’abbraccio sincero Gattuso-Conte, le esultanze delle due squadre”

Il racconto della partita e delle difficoltà nel rispettare il protocollo anti-virus nel pezzo di Repubblica su Napoli-Inter prosegue così:”Lo sfasamento di Juve-Milan prosegue, è come se fosse una sola strana partita che dura due giorni. Errori da calcio d’agosto. Tre minuti e il portiere Ospina si fa passare la palla tra le gambe, beffato dal corner di Eriksen che tutti attendono e lui arriva così. Un altro momento in cui è difficile trattenere la gioia, i calciatori sono ragazzi, ogni gol è uno spritz: Brozovic va verso il danese e gli colpisce il gomito con la mano, le distanze durano un attimo ed è quasi mucchio, non come in Germania dove i primi gol erano solo una danza, una coreografia, qui c’è subito Barella che stringe Eriksen e insomma così va. Come il giorno prima allo Stadium, il minuto di silenzio è stato vero e profondo, diverso da quelli di una volta che erano sempre sporcati dalle urla di qualcuno. Lukaku si è fatto il segno della croce, poi ha mandato un bacio al cielo e lo stesso ha fatto Gattuso asciugandosi il bordo dell’occhio, per Francesca e per tutti quelli che non ci sono più. In controluce, verso i riflettori si alza un bianco volo di farfalle. Impossibile frenare la felicità , così si sbriciolano i protocolli. E quando il Napoli pareggia, sul lunghissimo lancio di Ospina che già aveva trovato modo di rimediare due volte, aprendo la mano, ma che nell’azione del gol spedisce la palla a destinazione lontana come un Beckenbauer, i giocatori azzurri assistono al buffo balletto di Insigne, autore dell’assist, e subito si precipitano addosso a Mertens: è un nodo di corpi come dopo un gol nella vita di prima. Nessuno sceglie di rimanere indietro. E in quel momento salgono i fuochi d’artificio nel cielo, fuori dal San Paolo e più in lontananza, almeno lassù non c’è nulla da distanziare. Le voci di Gattuso e Conte si sentono nitide, nessuna loro indicazione è un segreto, sono forse i due allenatori più estroversi in assoluto. C’è bisogno di dare direzione e fiducia a giocatori un po’ disorientati, è necessario incoraggiarli nella stanchezza che scende abbastanza presto. La lunga inattività pesa sui muscoli, anche su quelli dell’arbitro Rocchi, che nel primo tempo rischia di essere bloccato da uno scatto secco: gli serve lo spray sulla coscia perché riesca a proseguire e non diventi la prima vittima del divano e di una forma che ancora non può esserci; è una notte asimmetrica e Ospina la conclude ancora con la mano aperta, consegnando il suo Napoli alla finale di mercoledì, alla Juventus e a Sarri. Un’altra strana partita da desiderare”.

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