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Interviste Roma

Roma, Veretout: “Giocare a calcio ti fa dimenticare le cose esterne. Quando morì Astori…”

Jordan Veretout

Stasera tornerà a guidare la mediana giallorossa all’Olimpico contro la Sampdoria, il francese Jordan Veretout è anche protagonista di un’intervista fiume a ouest-france.fr.

Roma, Veretout: “Giocare a calcio ti fa dimenticare le cose esterne. Quando morì Astori…”

Come hai trascorso la quarantena? Penso sia stato fastidioso all’inizio, vista la situazione in cui il Paese si trovata. Poi con il passare delle settimane abbiamo visto la fine del tunnel. Sono stato fortunato ad avere mia moglie e i bambini con me, quindi ne ho tratto il massimo del vantaggio. Alla fine è sembrato comunque un periodo lungo.

Sentivi il desiderio di tornare in Francia? Mi è mancata la famiglia e mi sarebbe piaciuto passare questo isolamento insieme. Ci abbiamo pensato, ma restare a Roma era la soluzione migliore e la più responsabile.

Cosa ti ha impressionato di più? Vedere la morte ci ha fatto paura, ma spero che il peggio sia alle spalle. È bello vedere Roma tornare alla vita, anche se le persone sono attente. Non è come prima, perché Roma accoglie gente da tutto il mondo ma non è ancora il caso di tornare a farlo. Ma i romani escono di nuovo con la famiglia e gli amici, è una bella sensazione.

A livello sportivo, come hai mantenuto un certo rigore? La Roma ci ha dato gli strumenti per lavorare. Sono fortunato ad avere un giardino, una bicicletta e un tapis roulant. Così posso lavorare. Mi sono allenato ogni giorno, la Roma ci monitorava con il cardio-frequenzimetro. Siamo andati avanti così per un paio di mesi: è stato molto difficile allenarsi da soli per così tanto tempo. Siamo atleti di alto livello, certo, ma siamo calciatori. Quindi quando non c’è la palla, è frustrante. L’interruzione del campionato però è arrivata in un momento in cui mi sentivo meno bene, quindi questo mi ha permesso di rigenerarmi un po’ e ricaricare le batterie. Sono contento di essermi preso cura di me.

Quanto ti è mancato il calcio e in cosa? Ho chiesto al club alcuni palloni per allenarmi a colpirli contro un muro e delle porte. Il calcio è la mia passione, è la mia vita. Mi è mancato guardare le partite in tv. Vederle di nuovo è bello, ma allenarsi e tornare a giocare è ancora più bello e farà benissimo.

Parlaci dell’atmosfera nel club e i protocolli… Il ritorno agli allenamenti è iniziato a maggio con misure di sicurezza molto strette. C’erano otto di noi, in gruppi di quattro su ogni campo e ognuno a un angolo. Abbiamo lavorato sulla parte cardio, è stato un po’ come se fossimo da soli. Non c’era contatto, è durato quasi un mese. Il mister ha cambiato i gruppi regolarmente in modo che tutti ci incontrassimo e parlassimo tra di noi.

Che immagine hai del primo allenamento collettivo? Di certo più duro di un classico ritorno a inizio stagione. Giocare a calcio ti fa dimenticare le cose esterne. Dopo la morte del nostro capitano alla Fiorentina, il mio amico Davide Astori, giocare a calcio è stata la cosa che mi ha fatto sentire meglio.

Che differenza c’è stata rispetto alla classica preparazione estiva? I primi giorni sono stati un po’ più difficili perché allenarsi da soli a casa è diverso dalle sedute di gruppo sul campo. La parte più difficile è stata trovare il ritmo, fare corse lunghe. Ci sono dei piccoli trucchi per lavorare bene, ero fiducioso. Durante il primo mese ci siamo preparati bene. Il nostro allenatore e lo staff hanno gradualmente alzato i ritmi, Siamo pronti e impazienti per giocare la nostra prima partita.

Farete i test prima dei match? Facciamo i test ogni 3-4 giorni. Le istruzioni sono troppe per elencarle tutte. Bisogna tenere la mascherina più a lungo possibile, evitare contatti prima della partita…

Non ci saranno neanche i tifosi… Penso la cosa più frustrante. Ma per la salute di tutti, è meglio così. Quando guardo le partite in tv, non sentire i tifosi è frustrante.

Quali sono le ambizioni della Roma? Proveremo a centrare la qualificazione in Champions League. Sarà difficile, ma raggiungibile. Dobbiamo partire e inanellare vittorie.

Sugli ottavi di finale di Europa League contro il Siviglia… Giocheremo in campo neutro, nulla è definito. Poi spero che andremo il più lontano possibile e perché magari non vincerla. Con il nostro staff possiamo ottenere qualcosa di buono. Sfortunatamente, sono squalificato per la prima partita. Quindi supporterò la squadra, sperando di giocare i quarti di finale.

Quando hai firmato con la Roma ti sei sentito come se stessi entrando in una nuova dimensione? Certo. Ho cambiato club per andare più in alto. La Roma è un grande club. In Italia, è uno dei più grandi. Ho sentito subito che era una società molto importante. Rispetto al Fiorentina, che è già un grande club, è tutto più sviluppato qui. La Roma ha più trofei. Tre anni fa, ha giocato la semifinale di Champions League. Totti, De Rossi era lì poco prima di me. La Roma è il club in cui dovevo andare per raggiungere i miei obiettivi.

Quali compagni di squadra ti hanno colpito di più? Quando ho iniziato a Nantes, ho giocato contro Pastore a  Parigi. È un grande giocatore. Essere accanto a lui, Dzeko o Kolarov nello spogliatoio, all’inizio, è stato incredibile. Sono stato ben accolto da tutti.

Com’è il derby contro la Lazio? Il primo l’ho vissuto dalla panchina ed era già incredibile. Ma il ritorno che ho giocato è stato eccezionale. È uno dei derby più belli del mondo. Terrò questa partita nella mia mente per tutta la vita.

Come vive la città prima di questo derby? La rivalità esiste per tutta la stagione, ma ce n’è un po’ di più prima dei derby. I sostenitori dei due club si “odiano”. In città o sei per la Roma o la Lazio. Se va bene la partita, è meglio per tutti.  Nelle sera delle partita è bello poi vedere lo stadio spaccato in due.

Qual è esattamente il sistema di gioco? E il tuo ruolo? Il mister gioca con due uomini di fronte alla difesa e io sono uno di quei due giocatori. Io comunque posso giocare in più ruoli in mezzo al campo, ma ogni giorno imparo qualcosa arricchisco il mio gioco. Sul lato difensivo bisogna stare più attenti, pensare di più per tirare fuori la palla, trovare le giuste relazioni e compensare i movimenti dei giocatori che si muovono sopra. Ho guadagnato in maturità.

La Nazionale francese resta un obiettivo? È un sogno. Sto migliorando quotidianamente e se dovessero chiamarmi, sarà il giorno più felice della mia vita calcistica. Se ci vado è perché l’avrò meritato. Ho già avuto delle pre-convocazioni ed è stato bello, ma devo fare una bella stagione per andare all’Europeo.

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