L’ex centrocampista di Milan, Sassuolo e Fiorentina, oggi al Besiktas, racconta tutte le discriminazioni che ha vissuto nel corso della sua vita, prima e dopo l’inizio della carriera di sportivo professionista. E lo fa in una lettera che fa riflettere su questo fastidioso fenomeno.
Besiktas, una lettera di Boateng contro il razzismo: “C’è bisogno del sostegno di tutti”
Ecco un estratto: “Un gruppo di fan faceva versi da scimmia ogni volta che io o uno dei miei compagni neri toccavano la palla. Dopo 26 minuti, ho detto all’arbitro: “Se lo fanno ancora, smetterò di giocare”. Lo hanno fatto di nuovo, allora ho preso la palla con le mani, l’ho tirata sugli spalti e sono uscito dal campo. Non era la prima volta che subito insulti razziali, ma quella volta sono esploso. Quando l’arbitro ha cercato di farmi giocare, gli ho detto: “Stai zitto. Avevi il potere di fare qualcosa. Non hai fatto niente“. Quando un giocatore avversario mi ha invitato perché rimanessi in campo, gli ho detto: “Anche tu devi stare zitto. Cosa hai fatto al riguardo? Ti piace quello i tifosi che stanno facendo? Dentro me avevo così tanta rabbia e così tanto dolore: so che è difficile da capire per i bianchi, ma è perché non sono mai stati odiati perché la loro pelle è di un colore diverso. Nessuno mi ha mai difeso. Gli allenatori mi dicevano di ignorare gli insulti, gli arbitri non hanno mai fatto niente”. Kevin Prince fa anche un attacco alla Fifa, protagonista di una task-force, a suo dire, molto ipocrita: “Cosa hanno raggiunto? Cosa hanno fatto? Hanno multato le squadre 30mila euro dopo che i loro tifosi hanno cantato cori razzisti? E poi quegli stessi sono tornati allo stadio il giorno successivo? I loro figli vedranno tutto questo e lo prenderanno come esempio? Quanto valgono 30mila euro per un club di primo piano? Niente”. Boateng, nella sua lettera “To My White Brothers and Sisters”, chiede ai bianchi, a grandi personalità dello sport e della politica, di impegnarsi nella lotta contro il razzismo. “Abbiamo bisogno dei grandi sportivi: Colin Kaepernick, LeBron James e Megan Rapinoe. Questi sono alcuni dei più grandi: ce ne sono molti altri che stanno facendo un lavoro straordinario. Ma calciatori, club e federazioni? In Europa? A parte Marcus Rashford, che ha mostrato al mondo ciò che è possibile quando usiamo le nostre piattaforme, non vedo molto altro. Dove siete ragazzi? Dove sono i giocatori più grandi del mondo? Sento la responsabilità di invocare il loro sostegno per unirsi a me e al movimento. Posso raggiungere solo otto milioni di persone attraverso i miei profili sui social media, ma userò ognuna di esse ogni giorno. Altri calciatori hanno decine di milioni di follower. Questo è il momento per mostrare la loro faccia perché aumenti la consapevolezza da tutti, perché si crei un vero cambiamento attraverso il movimento Black Lives Matter.
“Sono fratelli e sorelle bianchi, siete voi quelli che possono cambiare questo mondo. Dovete aiutarci. Perché non volete essere trattati come noi. Alcune persone dicono Sì, ma tutte le vite contano. Naturalmente: tutte le vite contano. Ma la comunità nera è quella in difficoltà, oggi. Se la mia casa sta bruciando e la tua casa non sta bruciando, quale casa è la più importante in questo momento? Qual è la casa da salvare ora? Perciò chiedo il tuo aiuto. non aver paura, e non tacere. Staremo con te. Vogliamo solo sapere che stai con noi”.
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