Napoli e Milan sono due delle squadre che hanno fatto meglio da quando il calcio italiano è ripartito dopo lo stop forzato per l’emergenza coronavirus. Il Napoli ha vinto la Coppa Italia e sta viaggiando a buoni livelli anche in campionato dove ha sempre vinto con l’eccezione della partita persa contro la famelica Atalanta, stoppata solo dai rigori di Ronaldo. Il Milan ha fatto tremare la Juventus in semifinale di coppa nazionale pur giocando in dieci contro undici quasi tutta la partita, ha poi dato chiari segnali di miglioramento in campionato: ha battuto in successione Roma, Lazio e per ultima la capolista Juventus con un pregevole 4-2 in rimonta. Napoli cambia pelle, il suo allenatore anche. L’ha fatto nel dicembre scorso, staccando il cordone ombelicale che lo legava. Rino Gattuso era l’uomo giusto per la rinascita del vecchio Milan? I successi col Napoli aprono spazio ai rimpianti nel tifo rossonero e accendono quesiti: che cosa avrebbe potuto fare se fosse rimasto? In meno di sei mesi il Ringhio, a Napoli, ha preso il totale controllo della scena. Lo spogliatoio era diviso, c’era stato un ammutinamento, la spaccatura tra giocatori e proprietà era netta, la stagione sembrava perduta. Gattuso ha fatto un lavoro testardo, orgoglioso. Si è messo a raccogliere i cocci di un ambiente atomizzato e li ha ricomposti, dando un senso comune di appartenenza e di marcia. Rotazioni e testa sgombra. Il Napoli affronta in scioltezza questo finale di stagione, ma Gattuso non vuole ovviamente cali di tensione, con la motivazione supplementare (e personale) di voler fare bella figura contro il suo passato; di fronte, il Milan del sempiterno Ibrahimovic, vuole dare un senso a questa stagione, ottenendo un pass per l’Europa. Le due squadre pareggiano con un pirotecnico 2-2. I padroni di casa, dopo aver recuperato nella prima frazione il gol segnato dal rossonero Theo Hernandez con il bravo Di Lorenzo, passano in vantaggio ad inizio ripresa grazie alla rete siglata da Dries Mertens, ma vengono nuovamente raggiunti dai rossoneri con Kessié, abile a trasformare il rigore concesso per fallo di Maksimovic ai danni di Jack Bonaventura. Grazie a questo risultato, il club partenopeo si ritrova al sesto posto e due punti di vantaggio proprio sui rossoneri, settimi. Un risultato che serve solo alla Roma per riprendersi in solitaria il quinto posto. E tra ragione e sentimento, un pari sembra il risultato più giusto.
Napoli-Milan, ritorno al futuro Gattuso. Ragione e sentimento: pari e patta LE PAGELLE
Diamo i voti ai protagonisti del match di Fuorigrotta tra Napoli e Milan. MVP Giovanni Di Lorenzo, Mertens vero bomber, come cresce Lobotka. Rui lotta; Ibra poco ispirato, Paquetà si nasconde, Bonaventura entra con classe.
Napoli, 4-3-3
Ospina 6: subisce due gol (la saetta di Hernandez e il penalty ben calciato da Kessié), per il resto serata decisamente tranquilla per lui.
Di Lorenzo 7: non sarà sempre preciso, a tratti spinge e a tratti no, ma ha personalità e la corsa dei centometristi. Il gol è solo la ciliegina su una prestazione monstre.
Maksimovic 6: nessun buco in difesa, unico neo il tocco maldestro su Bonaventura che costa il penalty.
Koulibaly 6.5: grazie al suo senso della posizione, protegge Ospina dai guai quando gli attaccanti del Milan hanno tanto spazio nelle ripartenze. Bello ed elegante.
Mario Rui 6.5: dinamico, cattivo, sempre pronto a tirare come a recuperare palloni e ripartire. Giganteggia anche contro Ibra.
Fabian Ruiz 6: poche idee, poca incisività. Meno prorompente dei compagni di reparto, comunque sufficiente (65° Elmas 6: cerca il contrasto muscolare e spesso ha la meglio. Pochi fronzoli)
Lobotka 6.5: ancora titolare, se la cava ancora benissimo. Recupera palloni e non sbaglia a rilanciare (65° Demme 6: entra con compiti di rottura, lui cerca anche l’impostazione. Contribuisce a costruire il gioco da dietro)
Zielinski 6.5: impreciso, ma esplosivo, fisicamente inarrestabile. Qualche gioco di prestigio, ma non ha recuperato potenza e imprevedibilità.
Callejon 6: meritava un voto più alto, perché compie un lavoro straordinario ovunque. Però sbaglia troppo di fronte a Donnarumma, assist vincente per Mertens. Equilibratore (84° Politano sv)
Mertens 6.5: corre, tira, litiga e fa la pace con gli avversari. Settantaquattro minuti pieni di cose, tutte buone (74° Milik 5.5: una serata molto al di sotto del livello previsto. Preso in mezzo dagli avversari, spreca anche una punizione favorevole per il suo mancino mortifero)
Insigne 6: tiene palla, guadagna falli e tempi, però un acuto vero e proprio non si registra, se non un palo dopo un fischio di offside per i suoi (74° Lozano 6: leggero e veloce, si muove con grazia in un Napoli che sta crescendo e trovando un’intesa di gruppo. Tutto)
Allenatore Gattuso 6: tante conferme, nessuna novità particolare. Il suo Napoli tiene alta la testa e la schiena dritta. Non si genuflette. Poche storie. Anzi, una storia è giusto raccontarla: estromettere Gattuso dal progetto Milan è stato l’errore più evidente commesso da Elliott. Con Rangnick servirà tempo e fiducia. Urla tanto, quello è certo, ma non si è mai sopravvalutato, non doveva per forza imborghesirsi in panchina, ha incarnato sempre il milanismo in maniera a volte eccessiva e ai soldi ha dato sempre il giusto valore. Ne ha lasciati nelle casse del Milan quando ha dato l’addio da calciatore e ha fatto ancora di più quando ha abbandonato la panchina”. “Sono passate da poco le cinque della sera del 28 maggio 2019 quando arriva l’annuncio: Rino Gattuso, in carica dal novembre 2017, non è più l’allenatore del Milan. “Decidere di lasciare non è stato semplice. È una scelta sofferta, ma ponderata…”, dirà. Dopo un lungo colloquio con Gazidis, Gattuso capisce che è giusto tagliare, almeno momentaneamente, il cordone ombelicale con il club della vita, quello nel quale era arrivato ragazzino e dal quale era partito campione. Se ne va rinunciando a 11 milioni lordi per due anni di contratto, ma vuole che i suoi collaboratori vengano pagati”. Orgoglio e umanità. Si ricorda sempre come un giocatore meno eccezionale di quello che era. Ora le soddisfazioni anche da allenatore. L’uomo, quello no, non è mai stato messo in discussione da nessuno. Neanche a Napoli (che se lo tiene stretto), pure quando ha toppato. Ritorno al futuro…
MILAN (4-2-3-1): G. Donnarumma 5.5; Conti 6, Kjaer 5.5, Romagnoli 5.5, Theo Hernandez 6.5; Kessié 6.5, Bennacer 6; Paquetà 5 (46° Saelemaekers 5), Calhanoglu 5.5 (61° Bonaventura 6.5), Rebic 6 (88° Krunic sv); Ibrahimovic 5.5 (61° Leao 6). All. Pioli 6
di Andrea Fiorentino
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