Il direttore tecnico dei rossoneri ha rilasciato un’interessante intervista ai microfoni di Radio 105 in cui affronta il momento “magico” del suo Milan, capolista in campionato dopo tanti anni: “Come tutte le magie, c’è qualcosa di segreto, probabilmente non lo scopriremo mai – ammette Paolo Maldini -. E poi c’è tanto lavoro dietro, un concetto di gioco, un’idea della proprietà verso i giocatori giovani, una squadra economicamente sostenibile, possibilmente autofinanziabile, anche se siamo ancora lontani da questo. Siamo partiti leggermente prima con quest’idea e ci siamo trovati più pronti nell’emergenza. Cerco di fare tutte queste cose mantenendo l’idea che deve avere un club come il Milan che è competere, essere competitivo e dare spettacolo ai tifosi”. Il Milan tornerà in campo domenica 22 novembre: trasferta insidiosa in casa Napoli, nel primo vero banco di prova per i rossoneri.
Milan, Maldini: “Il primo posto è una magia. Devo guadagnarmi il rispetto da dirigente”
Sul suo ruolo. “Sicuramente mi porto dietro storia e rispetto, ma ho un ruolo diverso e devo guadagnarmi il nuovo rispetto. Da dirigente manca la parte del gioco, ma sei partecipe di sofferenze e gioie della squadra. Per entrare in questo lavoro ci vuole tempo, viviamo in una società, specie nel calcio, che dà poco tempo, ma non ho mai avuto paura di fallire e rovinare ciò che ho fatto. Mi pareva assurdo non provarci. Milanello è un posto speciale, anche da dirigente: è stato il teatro di tante piccole cose che hanno contribuito a fare grande questa squadra. Non è cambiato molto, ora stiamo provando a renderlo più moderno. La sensazione di calma, pace e preparazione alla guerra sportiva rimane. Ibra? Di noi si è detto che siamo lì anche grazie alla mancanza di pubblico, ma in realtà ci avrebbe dato più forza: è difficile capire dove ci sia un vantaggio e uno svantaggio. Non avere il pubblico è davvero una cosa bruttissima”. Rossoneri, trascinati come sempre da Zlatan Ibrahimovic: “Da giocatore l’ho incontrato quando giocava nell’Ajax, nella Juve e nell’Inter. Giocavo da centrale, lo marcavo sui corner. Secondo me adesso è più grosso”, ha concluso il dirigente milanista.
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