La “fatica da pandemia”, uno status “una condizione mentale di demotivazione nel seguire i comportamenti protettivi raccomandati. Si manifesta gradualmente, nel tempo ed è condizionata da numerosi aspetti: emotivi, esperienziali, percettivi. Una sorta di insofferenza alle regole”. Per Gazzetta Active, Giampaolo Perna, responsabile del Centro dei disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X e professore straordinario di psichiatria di Humanitas University, spiega come combatterla.
Coronavirus, cos’è la “pandemic fatigue” e come combatterla
Questa, secondo il professor Perna, “è una reazione mentale legata al prolungamento di fasi di stress relative a una condizione di pericolo per la salute, a misure che limitano la libertà, la propria vita secondo abitudini consolidate e scelte. Mentre nella fase iniziale della pandemia, il pericolo ha attivato le risorse individuali e collettive di risposta, attinto alla freschezza ed energia accumulatesi nel periodo pre-covid, con molti comportamenti messi al risparmio, in questa seconda fase si cambia. Assistiamo a un esaurimento delle forze, che portano stanchezza fisica e mentale, dovuta alla necessità di mantenere comportamenti non naturali e automatici per lungo tempo: condizione che richiede grande dispendio di energie. La consapevolezza di una via di uscita che avrà bisogno di molti mesi e l’incertezza della stessa, contribuiscono a demoralizzare e accentuare il senso di fatica. Fatica mentale, senso di stanchezza fisica, demotivazione, pessimismo, noia, scarsa prospettiva del futuro sono alcune delle componenti mentali di questa condizione che implicano anche la tendenza a “normalizzare” la situazione e adattarsi a essa, con una riduzione della percezione pericolosa del virus. Emerge la voglia di libertà e autodeterminazione dei propri comportamenti che porta a essere autonomi nelle decisioni, con il rischio di contravvenire alle indicazioni sociali e legislative. Accanto alla pandemic fatigue, permane il senso del pericolo alimentato dall’incertezza sull’andamento della pandemia e dalle informazioni spesso contraddittorie a riguardo. L’OMS chiarisce come sia fondamentale per chi è ai vertici, mitigare l’impatto di questa pandemic fatigue, identificando alcune strategie generali chiave: comprendere quale parte della popolazione è più colpita dalla fatica, coinvolgere le persone come parte della soluzione, permettere a tutti di vivere la loro vita riducendo i rischi, riconoscere la difficoltà della situazione e l’impegno della gente. Per motivare le persone a resistere, è necessario che vi sia trasparenza nello spiegare la ragione delle raccomandazione e restrizioni, equità e onestà nelle scelte, coordinamento nelle azioni, comunicazioni e decisioni. Una raccomandazione utile? Ridivenire buoni vicini della cose prossime come insegnava Friederich Nietzsche. Questa fase della nostra vita è più una maratona che una corsa sui 100 metri: dobbiamo imparare a risparmiare le energie mentali e fisiche, reintegrarle. Non guardiamo troppo in là ma impariamo a vivere il presente, con le piccole cose che possono aiutarci a resistere per ripartire appena l’emergenza sarà superata”, conclude.
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