LUKAKU INTER CONTE – Scudetto, record e tanto lavoro. C’è questo e molto altro nelle parole rilasciate da Romelu Lukaku a France Football. L’attaccante belga ha parlato del proprio rapporto con gli allenatori, di come ha conosciuto Conte e dei record personali. Di seguito, l’intervista all’attaccante dell’Inter:
“Conte mi ha detto: ‘se diventi forte lontano dall’area di rigore, nessuno potrà più fermarti’. Ricordo che me ne aveva già parlato nel 2014 durante i Mondiali, poco prima delle dimissioni dalla Juve, poi quando era al Chelsea. Hazard giocò da intermediario, diede il mio numero al direttore sportivo del Chelsea, Emenalo. Mi chiamò e mi disse: ‘Romelu, l’allenatore che è arrivato ti vuole’. Abbiamo organizzato un incontro a Londra ma non sapevo chi fosse il famoso allenatore. Sono arrivato e ho visto Conte, col senno di poi non poteva essere che lui.
Sapevo che prima o poi saremmo finiti a lavorare insieme. Quando l’Italia vinse col Belgio nel 2016, ho visto come il suo modo di giocare rispecchiava in pieno il mio profilo. Durante i primi tre mesi qui non ho fatto altro che andare in porta. A ogni allenamento metteva Ranocchia dietro e se perdevo il pallone, si ricominciava tutto l’esercizio.
L’incontro con un allenatore può cambiare la dimensione di un giocatore?
Quando ho iniziato a lavorare su determinati aspetti, ho imparato velocemente. Con Henry in nazionale sono migliorato sullo smarcamento e sul prendere l’iniziativa per creare maggiori occasioni. Proprio Henry mi disse: ‘La differenza tra te e i top player è la capacità di crearsi le proprie reti da soli. Se smarchi tre giocatori per aprire lo spazio per calciare, segna’.
Anche Mourinho le ha detto questo?
Mi ha aiutato a lavorare meglio per la squadra, sul pressing e sul riposizionamento. Guarda cosa sta facendo con Kane….
Come si posiziona nella classifica dei migliori attaccanti del pianeta? Top 5?
Nel momento di cui stiamo parlando? Negli ultimi mesi sì. Potrebbero esserci giocatori che hanno segnato più di me, ma….No, no, top 5 va bene. Non voglio fare classifiche ma ne faccio parte. Sono un attaccante, segnare è l’obiettivo numero uno. Non credo che ci siano sensazioni che possano rimpiazzare il piacere di un gol. Ma mi piace anche avere un modo. La camera iperbarica mi aiuta molto a recuperare, ci sono dei cicli importanti da rispettare. Ogni anno cerco di migliorare sempre qualche cosa. Non voglio paragonarmi a Ronaldo, Messi e Lewandowski ma se loro continuano a spingersi oltre il proprio limite, perché non posso farlo io?
Ha comunque un partner d’attacco come Lautaro.
Prima di venire qui ho visto un buon numero delle partite dell’Inter. Lautaro giocava tutto solo lì davanti. Ho pensato che se mi avessero affiancato uno come lui, sarei potuto essere davvero pericoloso. Appena sono arrivato abbiamo parlato un po’ in spagnolo e da quel momento in poi siamo andati d’accordo. Parliamo lo stesso calcio: non abbiamo mai avuto una discussione. Conosco la responsabilità che ho in questo gruppo. Hai bisogno di leader come me o come Vidal, Sanchez, Barella. Anche Lautaro e Bastoni iniziano ad esprimersi.
Pensa alle statistiche e ai record? Ad esempio raggiungere Ronaldo.
Ronaldo ha segnato 100 gol in nazionale, è un po’ presto per parlarne.
Il riferimento era ai 34 gol del brasiliano Ronaldo durante la sua prima stagione all’Inter come ha fatto lei.
Non voglio parlare della scorsa stagione, passo in fretta alla prossima. Per quanto riguarda i record e le statistiche, sono fortunato perché ho iniziato presto, da giovane. E nonostante le mie difficoltà con la nazionale, sono sicuro al 100% che diventerò il miglior marcatore della storia del paese. A Milano tutto il mondo mi parla del record di Ronaldo. È bello ma lui ha vinto la Coppa Uefa, io ho perso la finale. Da quel momento lavoro per quello: i titoli.
Pensa a vincere lo scudetto?
Voi parlate di campionato italiano ma io devo essere onesto: non possiamo parlare di questo visto come giochiamo nell’ultimo periodo. Dobbiamo pensare partita dopo partita. Parlare di titolo per fare cosa? Siamo l’Inter! È un dovere battersi per vincere il campionato, è il minimo. Vedremo a marzo, stesso discorso per l’Europeo.”
Giovanni Maria Varriale
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