“Quando viene fatto uno studio clinico per approvare un farmaco o un vaccino viene disegnato un protocollo. Il protocollo di Moderna prevedeva di sottoporre i soggetti coinvolti nella sperimentazione ad una serie di tamponi ad intervalli regolari per monitorare eventuali positività dopo la vaccinazione”, spiega al rotocalco della rosea, Gazzetta Active, il professor Lorenzo Dagna, primario di Immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e associato di Medicina interna all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Coronavirus, il vaccino blocca solo la malattia o anche la contagiosità? Le risposte dell’esperto
È stato a questo punto che è emersa la non infettività dei volontari? “Esatto: è emerso che un numero significativo di persone che avevano avuto un contatto con il virus non avevano sviluppato un tampone positivo. Questo dato, non ancora validato dal mondo scientifico, ha portato a ipotizzare che questo vaccino potrebbe controllare anche la trasmissione del virus”. I dati percentuali diffusi sull’efficacia dei vaccini contro il Covid-19, quindi, a che cosa si riferiscono esattamente? “Indicano il tasso di riduzione delle forme gravi di malattia. Questi vaccini sono chiaramente disegnati per prevenire la malattia nei soggetti vaccinati. L’efficacia è intesa come prevenzione della malattia grave nel soggetto vaccinato”. La protezione dall’infezione da coronavirus Sars-CoV-2 non è prerogativa dei vaccini di Pfizer e AstraZeneca? “Al momento non è del tutto chiaro se questi vaccini rendano o meno il soggetto vaccinato incapace di infettare altri, oltre a proteggerlo dalla malattia. Va però detto che se il virus infetta un soggetto vaccinato non produce lo stesso effetto di quando contagia un non vaccinato. La fase di potenziale infettività, infatti, in questo caso si riduce. Questo, però, non significa che un vaccinato sia impermeabile al virus: è pensabile che almeno nelle fasi precoci dell’infezione si possa essere contagiosi. Poi la risposta immunitaria dovrebbe fermare anche la contagiosità.” Se non ci sono certezze sulla capacità di fermare la contagiosità, l’idea di dare un patentino ai vaccinati non rischia di essere controproducente? “Effettivamente potrebbe per certi versi non avere molto senso, è vero. Può dare una sensazione di maggiore protezione che non è reale. Se i dati sulla potenziale capacità di fermare la trasmissibilità del virus nei soggetti vaccinati non verranno confermati significherà che l’unico punto di non ritorno arriverà quando avremo vaccinato una quota tale di popolazione che la propagazione del virus si fermerà perché il virus non sarà più in grado di trovare soggetti da infettare”.
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