La questione non è riaprire le scuole ma verificare se ci sono le condizioni per poi mantenere questa decisione. Lo ha detto il segretario del Comitato tecnico scientifico, Fabio Ciciliano, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei.
Scuola, continua il dibattito sulla riapertura: “Problema non è riaprirle ma mantenerle aperte”
“La cosa più importante – ha sottolineato Ciciliano – non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane: è una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno aumentando di nuovo”. Intanto, “tra i doveri, sanciti dalla legge, che spettano al sindacato c’è anche quello di intervenire affinché siano garantita la sicurezza dei lavoratori. Ebbene, date le attuali condizioni sanitarie dovute all’andamento della curva epidemiologica e alle misure insufficienti adottate finora, prima fra tutte il sistema di tracciamento dei contagi che è andato in tilt in numerose zone d’Italia, riteniamo che il ritorno in classe il 7 gennaio rappresenti un azzardo”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Tra il 31 agosto e il 27 dicembre 2020, “il sistema di monitoraggio ha rilevato 3.173 focolai in ambito scolastico, che rappresentano il 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale”: è uno dei dati che emerge dal Rapporto Iss “Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-: la situazione in Italia”. Se si considera l’andamento settimanale, osservano gli autori del documento, “c’è stato un progressivo aumento dei focolai con un picco nelle settimane dal 5 al 25 ottobre, una graduale diminuzione fino al 22 novembre e un nuovo aumento fino al 13 dicembre seguito da una stabilizzazione nella seconda metà del mese”.
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