Alexi Lalas, il primo calciatore a stelle e strisce del nostro campionato (dopo i Mondiali 1994 giocati negli USA, il neopromosso Padova punta su Lalas in difesa: il difensore giocherà 2 stagioni in Serie A), una vera rockstar di metà anni novanta. Ha preso una laurea in scrittura creativa, lavora a Fox in veste di soccer analyst. Ha perso i suoi riccioli ribelli e il suo pizzetto, ma non ha mai lasciato la sua chitarra e la sua grande simpatia.
Serie A, Lalas: “Ora il mondo si è accorto degli americani nel calcio. Mckennie è rock”
Il difensore, rocker che a Padova scoprì l’America, pioniere che per primo atterrò in Serie A, parla dei suoi connazionali, sempre più in voga nei campionati europei. “È un momento meraviglioso per il nostro calcio. Penso che nel resto del mondo stia finalmente arrivando una realtà che qui conosciamo da tempo. Ci sono molti talenti americani capaci di competere ai massimi livelli in Europa. Penso che McKennie si sia adattato molto velocemente ed è diventato vitale nella Juve. Guardate poi Dest o Pulisic: anche quando le loro squadre soffrono, loro brillano. Personalmente, senza Usa ’94 non sarei mai venuto in Italia. Da allora, pian piano, la mentalità e la percezione degli appassionati americani nei confronti del calcio è completamente cambiata. Negli ultimi anni siamo cresciuti nella struttura e nella cultura del gioco, quindi è aumentata anche la credibilità esterna: ormai è normale comprare giocatori statunitensi. È stato un processo lungo di cui raccogliamo ora i frutti. Le nostre Academy hanno lavorato bene parallelamente alla crescita della Mls e i ragazzi hanno avuto il coraggio di andare in Europa presto. Ci sono più soldi, opportunità e allenatori: è naturale che la nuova generazione di giocatori sia meglio della mia. McKennie è rock and roll, con la sua forza fisica e mentale a Torino può fare cose eccezionali: tra tanti creativi, uno così serviva. Per la Juve è anche una grande opportunità commerciale verso il mercato Usa. Se a Winston dai un compito, lui lo esegue. Può fare tanti lavori in campo, ma penso che ne debba fare uno solo, benissimo. E non poteva avere insegnante migliore di Pirlo: deve approfittarne. Ma gli italiani ameranno anche la sua personalità: sorride, non ha paura di esprimersi anche su argomenti delicati. Sono fiero di lui perché ha una voce e la usa. Se mi assomiglia? Forse sì, l’Italia mi ha reso una persona e non solo un calciatore migliore. Sarà lo stesso anche per lui”.
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