In casa bianconera si chiude definitivamente il ciclo Fabio Paratici. Il dirigente, infatti, dopo undici anni lascia il club torinese ed è pronto per nuove avventure (il Tottenham resta un’opzione concreta). Intanto, durante la conferenza d’addio di Paratici, era presente anche il presidente del club Andrea Agnelli, che ci ha tenuto a chiarire, oltre che a salutare l’ex Managing Director della Football Area della Juventus, la questione Superlega…
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Juventus, Agnelli: “La Superlega non era un colpo di stato ma un grido disperato”
“Salutiamo un uomo vincente, trovare parole è difficile – ha dichiarato Agnelli rivolgendosi a Paratici -, ma a livello personale e in nome di tutta la Juventus dico: grazie. Grazie di tutto, Fabio, sono stati anni fantastici. Ti chiedo solo di non chiamarmi più alle 7,30 del mattino”. Il presidente bianconero ha messo anche l’accento sulle situazioni “spinose” che avrebbero determinato l’addio: “Nessuna vicenda esterna ha inciso. Gestire la Juventus vuol dire affrontare anche situazioni esterne importanti, penso a Scommessopoli con Conte, a Bonucci-Pepe passando per i discorsi di mafia e arrivando al caso Suarez. Gestire la Juventus vuol dire anche dover affrontare determinati ostacoli. Ci siamo fatti una chiacchierata e insieme abbiamo deciso che fosse il momento di chiudere questi undici anni insieme. Doveva essere la conferenza di saluto a Fabio Paratici, al passo d’addio alla Juventus. Ma Andrea Agnelli ha approfittato dell’occasione per parlare di nuovo anche della Superlega.
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“Per molti anni ho cercato di cambiare le competizioni europee dall’interno – ha spiegato il presidente del club bianconero -, i segnali di crisi erano evidenti già prima del Covid: la Superlega non è stato un tentativo di colpo di stato, ma un grido di allarme disperato per un sistema che, consapevolmente o meno, si indirizza verso l’insolvenza. Altri sport ci insegnano molto – ha concluso Agnelli – penso all’Eurolega di basket che ha portato benefici a tutti. Quasi tutti gli stakehoders concordano nell’affermare che il modello vada cambiato. Juventus, Real Madrid e Barcellona sono determinate a raggiungere una completa riforma delle competizioni europee, anche negli interessi di coloro che ci hanno confidato il proprio appoggio”
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