“Sento di non essere parte del progetto della proprietà e questo non mi permette di lavorare con la giusta serenità”. Inizia così la lettera di dimissioni firmata da Silvio Baldini che, a pochi giorni dall’inizio della stagione, ha deciso di lasciare il Palermo.
Palermo, Baldini si dimette: “Scelgo la dignità, non mi sento parte del progetto”
È un fiume in piena l’ex allenatore rosanero che svela i motivi della rottura, legati a una fiducia venuta meno con la nuova proprietà: “Non ci sono i presupposti per allenare la squadra – spiega in conferenza stampa – La scorsa stagione abbiamo vinto grazie al gruppo e adesso il gruppo non c’è più. Se questi presupposti non ci sono, perché devo aspettare cinque o sei brutte figure prima di essere cacciato?”. Anche se la nuova proprietà del City Group non glielo aveva chiesto, ma comunque i motivi dalla rottura sua e di Castagnini risiedono in altri aspetti. “L’anno scorso abbiamo vinto i playoff non perché eravamo la squadra più forte, ma il gruppo più forte. I risultati ce li siamo meritati, ho fatto 25 partite da allenatore e 23 risultati, segnando per 24 partite di fila. Questi sono risultati che possono dire che siamo anche una squadra forte, ma è frutto del gruppo e il gruppo oggi non c’è più. Con questi presupposti devo aspettare cinque-sei brutte figure per poi essere cacciato per prendere lo stipendio, oppure lasciare il posto ad altri?”.
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