Gesto forte, gesto di coraggio. Rifiutarsi di cantare l’inno e poi chiudersi in cerchio per solidarietà contro i manifestanti anti-regime è qualcosa di molto forte. Il calcio sa essere potente, se vuole. Ma questo coraggio, nei primi giorni del Mondiale, finora lo hanno avuto solo loro.
Iran, i giocatori non cantano l’inno nazionale. Proteste contro il regime anche fuori dallo stadio
Sono rimasti lì, immobili, la sfida lanciata, senza paura. Sugli spalti qualcuno piange, in panchina solo un assistente di Queiroz muove le labbra. E il pubblico fischia, fa capire agli ayatollah da che parte sta. I giocatori iraniani non cantano l’inno nazionale, prima della partita contro l’Inghilterra ai Mondiali, e il pubblico dei loro tifosi li fischia e li insulta. Dalla tribuna in cui sono assiepati, i sostenitori iraniani hanno subito cominciato a fare buuuu quando si sono accorti che i giocatori rimanevano muti durante l’inno. Coraggio. Certo, è stato un gesto coraggioso. L’eco di questo gesto servirà a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale anche sulle proteste della popolazione iraniana contro l’establishment di Teheran.
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