L’edizione odierna del “Corriere della Sera” ha analizzato i motivi della penalizzazione assegnata alla Juventus, spiegando perché altri club come il Napoli non sono stati penalizzati.
CorSera- Caso Juventus: ecco perché è stato penalizzato solo il club bianconero e non il Napoli con le altre società
Erano molto attese le motivazioni della sentenza sulla penalizzazione della Juventus, e — comunque la si pensi — non si può dire che non affrontino in modo articolato le questioni che sia gli addetti ai lavori sia i tifosi si erano posti dopo il pesante -15. Intanto, la domanda che è venuta a tutti «se gli scambi di giocatori si fanno in due com’è possibile che sia stata penalizzata la sola Juventus?» trova una chiara risposta nelle motivazioni. E rimanda alla stessa ragione per cui la sentenza di proscioglimento, per la Juventus, è stata revocata: sono intervenuti dei «fatti nuovi» che se conosciuti, avrebbero indirizzato diversamente il precedente giudizio. E che consentono la revocazione ai sensi dell’articolo 63 del codice di giustizia sportiva. Questi fatti nuovi si trovano dentro le carte provenienti dall’inchiesta della Procura di Torino (dal valore «confessorio») e che riguardano la sola Juventus, non gli altri club. «Ciò che è mutato è proprio il quadro fattuale nel quale ci si muove, che è radicalmente diverso. Non si tratta di discutere della legittimità di un determinato valore in assoluto — si legge —. Né di operare una valutazione del prezzo scambiato. Si tratta invece di valutare comportamenti (scorretti) e gli effetti di tali comportamenti sistematici e ripetuti sul bilancio». E ancora: «Il fatto nuovo che prima non era noto è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento». Tutto ciò nelle carte di Torino («intercettazioni», «evidenze relative a interventi di nascondimento» o «manipolatori») emerge solo per la Juventus
(che tra l’altro da società quotata «deve rispondere dei principi contabili internazionali»), mentre a carico delle altre squadre (Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli, Novara), «non sussistono evidenze dimostrative specifiche» e «non appare possibile sostenere che vi sia stata una sistematica alterazione di più bilanci». In punto di diritto (che poi sarà il profilo che sarà valutato dal Collegio di garanzia presso il Coni) la revocazione è poi possibile perché le garanzie previste in un procedimento penale non sono interamente sovrapponibili a quelle del giudizio sportivo. A dirlo è una fonte altissima di diritto, cui fanno riferimento i giudici, la Corte europea dei diritti dell’uomo. Allo stesso modo si supera il principio giuridico del ne bis in idem, per cui non è possibile essere giudicati due volte per gli stessi fatti: non c’è stato nessun procedimento «bis», infatti, secondo la Corte: per effetto della revocazione si è infatti ritornati all’interno dell’originario procedimento, tanto più che non si è regrediti al primo grado, ma si è solo celebrato un nuovo appello. E ciò per effetto di norme costruite dal legislatore federale con l’obiettivo di «porre rimedio concreto alle possibili ingiustizie che possono essere frutto di una decisione errata», quale si è ritenuto essere stato il proscioglimento. Anche perché «tutto il sistema amministrativo contabile» ha il fine di garantire «la regolarità della competizione», che in questo caso sarebbe compromessa. Ragione per la quale si è arrivati al pesante -15, perché la sanzione per le violazioni «deve essere proporzionata all’inevitabile alterazione del risultato sportivo che ne è conseguita».
Carlo Gioia
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