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Napoli, Spalletti: “Guardavo il Napoli di Sarri, un vero Masaniello del calcio”

L’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, ha parlato in conferenza stampa per presentare la partita di domani, venerdì al Maradona contro la Lazio, fischio d’inizio ore 20:45. E lascia un messaggio prima di congedarsi…

Napoli, Spalletti: “Guardavo il Napoli di Sarri, un vero Masaniello del calcio”

“Ci portiamo dietro una cultura di lavoro iniziata anche da altri, un modo di stare in campo che erano caratteristiche di alcuni giocatori precedenti – inizia così la sua conferenza Spalletti, parlando del grande ex di domani -. Sarri ha delle cose che sono simili, piace andare entrambi in tuta, a me anche quando passeggio mi piacciono le scarpette (ride, ndr), poi l’idea di voler comandare il gioco: è stato anche un tema nell’ultimo periodo, possesso palla o non possesso (ride, ndr). Il possesso ti fa decidere dove vuoi giocarla, poi è fondamentale saper alternare ritmi e dimensioni del possesso, ma qui poi si va in discorsi più profondi. Si dice gioco verticale… anche quello, si deve alternare perché dipende se gli altri ti vengono a prendere o meno, se vengono a prenderti la difesa deve salire… lui è stato un po’ un masaniello calcistico, si è reso capo-popolo di una rivolta del modo di vedere il calcio. Io a casa sceglievo sempre di vedere il Napoli di Sarri e lo applaudivo in piedi. Non m’importa meglio o peggio, ho preso quello che volevo prendere, quando ho potuto sono andato a vedere le partite e sui campi di Castel Volturno ancora ci sono le linee di passaggio del suo calcio. Poi non mi fregano i paragoni”.

C’è una percezione diversa in città, più equilibrio nell’attesa? Dipende dalla maturità o dalle delusioni del passato?
“Sicuramente da una conoscenza del calcio in generale, una maturità di saper valutare le cose come funzionano nella vita. E’ fondamentale che non vadano ad aspettarci all’arrivo, ma che scendano in campo con noi ad ogni partita. Non date retta a chi vuole farci togliere le mani dal volante, farcele alzare in segno di vittoria quando abbiamo tante curve da affrontare! L’intervista di Osimhen? Provi ad intervistare Demme e quelli che giocano meno. Dipende sempre dalla voglia di apprendere. Ringrazio i calciatori quando parlano bene di me. Il manifesto del mio Napoli dopo la grande bellezza sarrista? Non lo so qual è il mio. Nemmeno quello di Sarri. Bisogna avere il coraggio di andare a giocare le partite. Dipende dal calcio che vuoi fare, si ha sempre davanti delle persone. Secondo me, è più stimolante dire ai calciatori di andare a comandare la partita. Non mi piace il calcio in difesa, non sa farlo piacere agli altri. Poi c’è sempre lo step successivo alla bellezza e alla qualità del calcio. Quando sono arrivato a Napoli, uno degli obiettivi era riportare la gente allo stadio. Niente ci può turbare. Lui è più preciso di me in campo, anche dal punto di vista difensivo. Gli si riconosce la compattezza, fanno tutto insieme, difendono e attaccano. Da un punto di vista di praticità, non so quale sia meglio. Quando ho cominciato, l’obiettivo era andare più in là possibile. Non sono uno di quelli del vincere a tutti i costi e magari l’anno dopo fallire. Mi piace collaborare con la società, andare a fare un discorso più corretto. Cercando di produrre un lavoro da fare un passo per volta, lavorando ad obiettivi comuni che erano nelle possibilità di quelle società. Sono stati i due pareggi precedenti la Lazio a dare la svolta. Non hanno cambiato atteggiamento. Continuare a fare le cose anche se non hai raggiunto il livello. È stata la costanza di lavorare sempre a quel ritmo lì”.

“Lo scudetto perso dal Napoli nel 2018 (in albergo, ndr)? Quel risultato di Inter-Juve un po’ ha influito sulla corsa scudetto del Napoli, secondo lui molto. Prendo sempre me alle cose che non vanno come vorrei, non gli altri. È vero che la stavamo vincendo, è vero che ho fatto sostituzioni che hanno determinato quella roba lì, le rifarei forse darei dettagli differenti, eravamo molto sofferenti. Vi ringrazio dell’importanza che mi date, ma non sono responsabile di quello che è successo al Napoli. Non vado a parlare dell’errore di nessuno. scelgo sempre me delle cose che non vanno come vorrei. Non voglio dare responsabilità a me stesso perché abbiamo sbagliato dei gol, potevamo avere atteggiamento diverso. Quello che abbiamo domenica in dieci a Empoli, potevamo farlo anche contro la Juventus in quella partita. Non sono io il responsabile. Cerco rivincite? Io non alleno per rivincite verso nessuno, io penso a far bene il mio lavoro, non devo fare altro. Sono i risultati del calcio giocato che fanno la differenza. Mi fa piacere, ora non so a quale pagina si riferisca, ma ce ne sono diverse. Anche se sono pochi… 900mila (ride, ndr). Anzi, 90mila… quando una pagina parla solo di te, commentano quello che tu dici ogni giorno è una roba che ti rende ancora più responsabile. Mi ricordano con piacere e lo stesso faccio io. Ma non c’è rivincita, io ho sempre dato il massimo, anche quando ho litigato l’ho fatto per il bene della società e della squadra, difendendo il lavoro”.

E ancora: “Campionato livellato verso il basso? È una cosa anche quella che non penso. Occupo tutto il tempo a costruire bene le cose che dobbiamo fare noi. Poi valuteremo se ci sono differenze con i nostri avversari. Dal punto di vista mio, domani è un derby per quel condominio di cui abbiamo sempre parlato. Non ci interessano altre cose. Questi calciatori stanno facendo cose straordinarie, gli va detto bravo e hanno grandi meriti. Al di là di quelli che sono i risultati, hanno fatto grandi partite. Hanno prodotto calcio di quello fatto bene. È il modo continuativo della continuità, questo ci inorgoglisce. Il +18 in A? Non è una cosa da considerare, dobbiamo sempre valutare le partite da affrontare e considerarle partite da dentro o fuori. Affrontarle sempre allo stesso modo come in dieci a Empoli. Rispetto per l’avversario, considerare che ti può sempre succedere di tutto. Se si va a vedere, in questo campionato sono successe cose che devi fare in modo che non capitinoa te per raggiungere gli obiettivi che ti sei prefigurato”.

“Un ciclo? Le risorse dalla panchina? Queste sono basi veramente buone, un gruppo di calciatori forte, sano, dove c’è roba fresca di quella che può esploderti in mano e può durare negli anni. La società è stata brava, Giuntoli è stato bravissimo ad aver individuato questi calciatori qui. Tramite i suoi collaboratori tira fuori i calciatori, poi bisogna vedere se la società te li compra o non te li compra. Sempre devi tenere di conto la disponibilità della società. Aprire un ciclo è una cosa che può succedere. Ci sono dei ragazzi fuori che hanno giocato poco e hanno una qualità enorme, mi piange il cuore. Elmas non è mai venuto da me, ma se mi chiede perché non gioco?, non saprei che rispondere, sarei in prigione, come con Raspadori. Io scommetto su Gaetano, Zerbin, Zebadka non l’avete mai visto però mi avrebbe fatto piacere passare quel turno di coppa Italia per farvi vedere che calciatore era. Perciò mi ha infastidito non passare quel turno, è vero che quelle due partite avrebbero influenzato un po’ il ritmo di recupero della strada, però si potevano portare in ritiro 15 calciatori e farli sentire titolare. Simeone qualche partita in più l’ha giocata ma è uno di questi qui. La nostra rosa è profonda come sono profonde tutte le altre”. E conclude: “Rimaniamo concentrati sulle partite, scendete in campo con noi perché di voi abbiamo bisogno”.

 

 

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