L’edizione odierna de “La Repubblica” ha analizzato il big match di stasera tra Milan e Napoli, soffermandosi sul tecnico azzurro Luciano Spalletti.
Repubblica- La gara tra Milan e Napoli è iniziata dieci giorni fa, Spalletti gioca una partita tutta sua!
Questa partita è cominciata dieci giorni fa. Sembra passato un secolo. Dal Vomero a Scampia, da Posillipo ai Quartieri, da Fuorigrotta a Bagnoli: tutta la città in una nuvola, strisce azzurre da un balcone all’altro, ormai era festa da metà aprile, dalla vittoria più facile, quel 4-0 esterno con il Toro, felici e sicuri il Napoli e Napoli, chi ci ferma più? Si arriva così, superando la noiosa sosta per le nazionali, alla domenica choc, l’assalto milanista ad un Napoli che sembra inerme all’improvviso. È colto di sorpresa anche Spalletti, dicono che nessuno prepari meglio le partite, ma nella serata del 2 aprile urla solo alla squadra di mantenere la calma, neanche lui però sa rimetterla in moto. Ibrahim Diaz schierato sulla destra è irreperibile per Mario Rui, Leao senza gol da undici gare ne trova due, la sinistra è il suo Eldorado, il Napoli che dimentica se stesso perde netto con il 60% di possesso palla, ma lento, impreciso sbandato.
Si ricomincia da quella sera, caro Napoli ci sei? Se lo chiedono i milioni di tifosi che conta nel mondo, sei secondo le ultime stime, 83 ma di simpatizzanti secondo De Laurentiis, che finalmente ha sospeso richieste e preventivi perla festa. Se l’è già chiesto invece Spalletti, il comandante richiamato sulla tolda da un ventaccio di buriana, tocca a lui riportare in sicurezza il Napoli. Lasciato a Napoli con crucci e affanni Osimhen ma anche Simeone, spera di ripetere a Milano l’impresa che a Napoli riuscì a Pioli, sorprendere il rivale, recuperare nei suoi estri appannati Raspadori, inventare qualcosa di nuovo.
Nella formazione, Spalletti è davanti a diverse incognite. Olivera può coprire meglio di Mario Rui su Ibrahim Diaz, ma Mario Rui può lanciare meglio Kvaratskhelia lungolinea e tagliare per Raspadori. La catena di destra ha un sovraccarico di responsabilità. Fondamentale che si riaccenda Anguissa per rispondere a Tonali e favorire le proiezioni di Di Lorenzosulla corsia di Leao e di Theo Hernandez, occorre almeno la saltuaria ricerca della profondità, mancando Osimhen. Solo lo stato di forma generale aiuterà Spalletti a scegliere tra Politano e Lozano. Più prudente un caparbio esterno di combattimento come Politano o rischiare Lozano, dotato di scatto e spadino? Non è finita, perché Spalletti ha provato a Lecce una novità in vista del Milan. Nella gara di andata Lobotka risentì della marcatura strettissima di Bennacer, duello sbilanciò il rapporto al centro in favore del Milan. Venerdì Elmas si è affiancato a Lobotka in cabina di regia offrendogli una base di appoggio, ma questo significa rinunciare a Zielinski, un mediano interventista prezioso (se in forma) per uscire dal traffico.
Quindi? Lasciate che rifletta, Spalletti gioca una partita tutta sua, quei quattro gol gli rubano il sonno da dieci notti. Non dorme neanche il presidente. Conquistare la semifinale può fargli superare i 50 milioni di premi Uefa, incassi a parte. Geniale l’ultima. Abolire gli inviti in tribuna d’onore. C’è chi si fa raccomandare per quei biglietti, non ha prezzo vedere la Champions dai posti delle autorità. Potenti per una notte.
Carlo Gioia
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