L’apoteosi dell’espressione calcistica sopraffina degli azzurri, nonostante qualche intoppo antecedente alla gara di Domenica, ha invaso infine anche Torino, la cui notte ha consegnato quasi ufficialmente al calcio nostrano i nuovi campioni d’Italia. Al triplice fischio di Juventus-Napoli in molti, quasi tutti, hanno faticato a trattenere la forte emozione, meno uno: Luciano Spalletti, probabilmente consapevole di ciò che ha saputo plasmare e del traguardo da celebrare. L’uomo della provvidenza, la guida di un gruppo da proteggere nelle notti buie e silenziose, leader equilibrato e capopolo di una rivolta calcistica senza precedenti, questo e tanto altro è stato il tecnico toscano, celebrato non come un semplice allenatore bensì come l’autore di una metamorfosi di cui Partenope necessitava ma di cui non era ancora a conoscenza.
Il Corriere dello Sport celebra Spalletti: “Napoli è un puzzle del suo trentennio da allenatore”
A pochi giorni dalla matematica ecco la celebrazione del tecnico di Certaldo riportata nell’edizione odierna del Corriere dello Sport: “Il calcio di Spalletti è un calcio “chic“, mai banale, nel movimento degli esterni che riempiono il campo o creano le profondità, nella capacità d’interpretare gioiosamente quel copione da mandare a memoria, certo, però pure da infiocchettare di suo evitando di ingabbiare il talento o la spudoratezza.
Napoli è un puzzle del suo trentennio o anche il contenitore di tanti Luciano Spalletti più uno, quello nuovo (magari vecchio e nessuno se n’era accorto), gestore di situazioni scabrose – Insigne e Mertens, appunto; Koulibaly e poi Ospina, eh sì – divenute normali, mattoncini di una rivoluzione sostenuta con la forza enciclopedica di quel football che s’è impadronito del tridente ed ha fatto germogliare un’epoca travolgente”.
Domenico Costanzo
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