Il georgiano è irriconoscibile. Ancora a secco di gol in campionato, deve ritrovare lo spunto e riprendersi la squadra. Lo riporta La Gazzetta dello sport.
Napoli, cosa succede a Kvaratskhelia? La crisi, il sorriso perduto di chi non si diverte più. Lo scenario
Il problema non sono tanto le sostituzioni, ma il motivo per cui si fanno e il modo in cui vengono percepite dal giocatore. Sì perché anche un anno fa Luciano Spalletti aveva sostituito tre volte nelle prime quattro giornate Khvicha Kvaratskhelia, mettendolo in panca (per turn over) contro il Lecce. Ma il tecnico allora lo faceva per avere sempre in forma e decisivo il suo gioiello georgiano che intendeva tutelare. Le ultime sostituzioni, con la Lazio e soprattutto a Genova, sono apparse di difficile comprensione.
Comprensione complicata non tanto per l’opinione pubblica ma per il diretto interessato. Kvara è un ragazzo educato e rispettoso, quasi un soldato per comportamenti. Per questo il suo gesto dopo la sostituzione sabato sera a Marassi è apparso ancora più clamoroso.
Poi immediatamente rientrato con il saluto a Garcia quando è arrivato in panchina. Dunque nessun ammutinamento, sia chiaro, ma sicuramente un malessere che rende triste il campione georgiano. Difficile capire perché viene sostituito contro la Lazio, quando c’è da rimontare la partita e quella di Maurizio Sarri è sempre stata una difesa complicata da superare.
Col Genoa mancavano pochi minuti ma anche in quel caso la rimonta finale, con gli avversari in difficoltà, poteva diventare sorpasso. E poi sostituendo il georgiano con Alessio Zerbin diventa ancora più incomprensibile la scelta di Garcia, visto che è rimasto inutilizzato in panchina il danese Jesper Lindstrom, vale a dire l’acquisto più costoso dell’ultima sessione di mercato.
Una situazione che – considerando l’ultima marcatura di Kvara risale al 19 marzo scorso (a Torino) – complica la condizione psicologica di un giocatore che all’unanimità è stato votato il migliore del passato campionato.
Insomma è come se il ragazzo abbia di colpo rigettato tutte quelle desinenze – da “dona” a “vaggio” – che lo avevano elevato ad artista per il suo modo di accarezzare il pallone, di nasconderlo all’avversario per farlo riapparire più in là, oltre la linea difensiva. E qui c’è di mezzo un patrimonio enorme, che rischia anche di essere per certi versi depauperato visto che in estate si è parlato di valutazioni intorno ai cento milioni di euro.
Poi magari basta un gol, o una bella prestazione in Champions per allontanare i cattivi pensieri. Ma chissà se in tutta questa situazione non influisca anche il brusco rifiuto del presidente De Laurentiis di discutere una revisione del contratto (scadrà nel 2027).
Lo stesso giocatore si aspettava magari un riconoscimento dopo la straordinaria passata stagione. Quella che gli ha consentito di entrare nella lista dei trenta per il Pallone d’oro. Con la caratteristica di essere il meno pagato di questo ristretto club di campioni.
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