I 350 milioni iniettati finora nelle casse del Parma sono un unicum nel calcio italiano, non solo in Serie B ma anche in A: nello stesso arco di tempo, Friedkin ne ha riversati 500 nella Roma, che presenta una struttura economica e un bacino d’utenza di gran lunga superiori, riporta Gazzetta.
Parma, il patron Krause ha già investito oltre mezzo miliardo di euro per far tornare grande il club
Krause è a capo di un gruppo familiare che si è espanso di generazione in generazione, il cui gioiello da oltre 2 miliardi di dollari – Kum & Go, catena di 400 minimarket negli Usa – è stato venduto nei mesi scorsi. L’imprenditore dell’Iowa, che possiede anche un club nella sua terra d’origine (Des Moines Menace), ha scelto l’Italia come patria adottiva.
Non a caso, oltre al Parma, ha comprato in Piemonte due prestigiose aziende vinicole e un resort di lusso. Il suo impatto nel calcio italiano non è stato fortunato: la squadra è retrocessa nel primo anno e ha chiuso al 12° posto nel secondo anno in B, per poi arrivare nelle semifinali playoff nella scorsa stagione. Certamente sono stati commessi alcuni errori nell’area sportiva, un po’ per l’inesperienza, un po’ per la frenesia di tornare in A. Ma è riduttivo parlare di risorse sprecate.
Intanto perché una quota (70 milioni) è stata destinata a ripagare i debiti pregressi, con il risultato che il Parma ha un indicatore di liquidità ben superiore a 1, può godere di una posizione finanziaria netta positiva (+14 milioni al 31 dicembre 2022) e vantare l’assenza di indebitamento bancario (salvo 1,6 milioni di mutuo acceso per Collecchio).
Non si è nemmeno fatto ricorso, come gli altri club, alla rateizzazione delle pendenze col Fisco consentita dal decreto “salva calcio”. La rosa, poi, è stata rivoltata rispetto a tre anni fa e la decisione di ingaggiare tutti giocatori di proprietà ha fatto schizzare gli ammortamenti a quota 40 milioni. Resta il fatto che la struttura dei costi del Parma è extralarge, con 55 milioni assorbiti dagli stipendi: un budget da squadra di metà classifica in Serie A.
Senza una proprietà così generosa, ovviamente non sarebbe stato possibile. Nel 2022 i ricavi sono stati pari a 31 milioni, con una perdita netta al 31 dicembre di 98 milioni. Da quando Krause ha assunto il comando, il Parma ha perso 207 milioni, puntualmente ripianati dall’azionista. Occhio, Krause non è un benefattore e punta a un ritorno dall’investimento, ma senza la “fretta” di un private equity. Immaginate il Parma americano come una startup.
Per questo si è investito moltissimo sui “cartellini” di giocatori giovani (la rosa ha l’età media più bassa della Serie B) e sul vivaio e si sono poste le basi per ampliare il centro sportivo con l’acquisizione dei terreni circostanti e per rimodernare lo stadio all’insegna della sostenibilità e dei più alti standard europei, con un business plan a 90 anni (l’amministrazione comunale preferirebbe limitare la convenzione a 60 anni) e l’aspettativa di far partire i lavori a giugno 2024.
Un occhio di riguardo anche all’analisi dei dati, con l’innesto di un esperto dal Psg, e al settore femminile, come dimostra l’acquisto del titolo sportivo dell’Empoli.
Il piano di Krause è a lungo termine. L’ambizione è di riportare stabilmente la prima squadra in Serie A e di far crescere organicamente il club: selezione e sviluppo dei talenti, infrastrutture al top e in grado di generare ricavi incrementali, con l’obiettivo economico di centrare il break-even nel giro di 3-4 anni. Tutto passa dalla promozione e, a giudicare dalla partenza in questo campionato, a Parma stanno dimostrando di aver fatto tesoro delle inefficienze del passato e di essersi messi sulla strada giusta.
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