Home » Napoli, e se fosse un “fallimento calcolato”? De Laurentiis e Garcia, un rapporto ambiguo sin dagli inizi
Napoli Napoli OF News

Napoli, e se fosse un “fallimento calcolato”? De Laurentiis e Garcia, un rapporto ambiguo sin dagli inizi

Con Garcia sto vivendo un momento no. Io sono un imprenditore, ho il dovere di interessarmi alla mia impresa. L’allenatore e il direttore sportivo sono al tuo servizio. Prenderò le decisioni più opportune quando sarà il momento di prenderle. Parole e musica sono di Aurelio de Laurentiis, capo in pectore di un Napoli dove da sempre, le decisioni, quelle che contano, passano dalla sua scrivania. Prendere o lasciare, ADL è fatto così e nel suo percorso che ha riportato il Napoli dal fallimento allo Scudetto, di decisioni apparentemente impopolari De Laurentiis ne ha prese tante. Ha avuto, quasi sempre, ragione. Dai giocatori agli allenatori, dai direttori sportivi ai collaboratori, la guida quasi dittatoriale dell’ultimo Presidente Padrone rimasto in Italia, non può non essere giudicata dai risultati: semplicemente straordinari.

Napoli, e se fosse un “fallimento calcolato”? De Laurentiis e Garcia, un rapporto ambiguo sin dagli inizi

Istrionico. Antipatico, per alcuni. Certamente quasi sempre sopra le righe, quando parla De Laurentiis arriva un titolo ed è stato così anche nella dichiarazione di ieri nel suo ormai consueto passaggio annullare universitario: tra gli accademici ADL si scatena. Non ha fatto, appunto, eccezione, nemmeno a questo giro, riporta Eurosport.
Alle parole su Garcia si sono aggiunte infatti, quasi sibilline, anche quelle su Michele Mignani, fresco ex allenatore del suo Bari; il cui messaggio, neanche troppo velato, sembra più che altro un riferimento ad altri. Se non altro per la temporalità del discorso. Prima il discorso su Garcia, poi, immediatamente dopo, la chiosa su Mignani: “A me dispiace quando devi esonerare qualcuno. Ma nel calcio purtroppo avviene di dover fare questo, con la morte nel cuore. Quando devi prendere una decisione così dolorosa, sei il primo a soffrirne”.

Sembra voler invitare tutti a fare uno più uno ADL, a unire i pezzi del suo puzzle linguistico, a collegare i puntini. Anche perché il resto è pura attualità: la partenza del Napoli è lì da vedere, le tensioni di certi giocatori altrettanto, gioco e risultati pure. Non è l’inizio di stagione che speravano nella piazza Campione d’Italia. E certamente è qualcosa al di sotto delle aspettative collettive. Soluzioni in questi casi? O si caccia l’allenatore, o si fa quadrato intorno a lui.

Rudi Garcia invece pare essere solo, naufrago in una tempesta di critiche, in balia di quello che sotto Spalletti era sembrato un motoscafo da competizione e con il francese al timore pare una bagnarola; vittima di un mix di fattori che metterebbero probabilmente a dura prova anche un fenomeno della navigazione come Pep Guardiola, figuriamoci un tecnico che, con tutto il rispetto, era finito in Arabia: dollari esclusi, non esattamente l’elite del pallone. Garcia ci ha messo del suo, ovviamente. Oltre a lui, però, c’è tutto l’ambiente intorno. Una città ebbra del calcio Champagne degustato lo scorso anno e ritrovatasi all’improvviso a dover trangugiare la Falanghina vendemmiata da nonno in collina: non è facile, quando ti sei fatto la bocca buona. C’è un motivo del resto se nella storia del Napoli, Maradona escluso, non si sono vissuti “grandi cicli”. Il migliore, appunto, è in questa gestione De Laurentiis, dove la continuità è stata giocare sempre o quasi in Europa, fosse quella dei grandi o quella del giovedì.

Ecco allora che quelle parole di ADL suonano sinistre, fuori dagli schemi dell’apparente senso logico delle cose. Il presidente non esonera il tecnico, ma nemmeno ne prende le strenue difese. Si mette lì, a metà strada, nell’attesa degli eventi. Panta rei, come ha detto a un certo punto lui stesso. Un’attesa dello scorrere degli eventi che così, però, onestamente, pare condurre in una sola direzione. Chiunque, pratico di questo sport, non può non vedere come il futuro di Garcia sia inevitabile.

Calcisticamente in enorme difficoltà, il tecnico francese è mediaticamente messo anche peggio. La sua posizione ricorda il Gasperini di morattiana memoria, il Frank de Boer che ne seguì poco dopo. Ricorda il Giampaolo milanista; o tornando di nuovo all’Inter l’ultimo Walter Mazzarri. Una serie di dead men walking, forzando il paragone. Una cosa che non si vedeva dai tempi del compianto Maurizio Zamparini, il re degli esoneri, uno che cacciava gli allenatori prima a mezzo siti locali e poi, dopo qualche giorno, o qualche ora, a mezzo comunicato ufficiale.

Se vuoi sapere di più sul Napoli, tieniti aggiornato con www.gonfialarete.com