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Napoli, Kvara come il “suo” Lavezzi: il genio del georgiano non sarà imbrigliato da Mazzarri

A Lavezzi, Cavani e Hamsik era anche chiesto un grande sforzo difensivo. Oggi si ritrova “tre tenori” uguali ma diversi. Un ossimoro. Mazzarri ha studiato e bene il 4-3-3 di Spalletti e dovrebbe replicarlo o glossarlo (vedremo). La base comune tra il suo 3-5-2 e la cosa-Napoli che verrà è che il suo vecchio Napoli si basava su passaggi veloci, movimenti diagonali e capovolgimenti di fronte in pochi tocchi che serviranno nell’evoluzione del neo-spallettismo o del post-mazzarrismo. Lo riporta la Gazzetta dello sport.

Napoli, Kvara come il “suo” Lavezzi: il genio del georgiano non sarà imbrigliato da Mazzarri

Presi singolarmente i “tre tenori” di ieri e quelli di oggi ci dicono del salto di tempo e calcio. La forza di Lavezzi erano i movimenti in controtempo: strappi, sterzate e abbassamenti col pallone che sembravano da MotoGp; Kvara è molto più secco ed elegante, si abbassa di meno – ha dieci centimetri d’altezza in più – ed è più netto nei tagli, più preciso nei tiri in porta che Lavezzi sprecava tantissimo e poi il georgiano non gioca con la testa bassa.

Zielinski e Hamsik hanno molte cose in comune: la visione, l’apertura dei corridoi per i compagni, il saper rimanere freddi rispetto alle partite come pure i momenti di buio; Hamsik segnava di più e da fuori area, Zielinski nella singola giocata zidaneggia. In avanti tra Cavani e Osimhen la differenza la fanno i piedi: l’uruguaiano potrebbe arretrare e diventare un vagocampista che distribuisce palloni; Osimhen è un calciatore da area di rigore che lo batte in elevazione e ricerca, ma perde appena esce dall’area, non avendo nessuna vocazione al sacrificio, mentre Cavani usava e usa il suo atletismo, dimostrando una longevità calcistica da Roger Milla.

Ha parlato con Osimhen, ma si è rimasti nell’ambito teorico. Impossibile andare oltre, considerando il recupero non del tutto ultimato del nigeriano. Quindi, l’estro di Kvaratskhelia diventa ancora più determinante. Il messaggio è stato chiaro: il genio non sarà imbrigliato, le indicazioni saranno ridotte ma andranno seguite, specialmente per quanto riguarda la fase di non possesso. I rientri devono essere intelligenti, senza sprecare risorse: l’obiettivo resta valorizzare i momenti in cui il pallone passa per i suoi piedi, venendo declinato dal suo talento. Con la libertà d’azione tipica del genio, che all’epoca concedeva a Lavezzi.

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