“Al Napoli ho segnato una sola rete, contro la Juventus, era il 2009. Resterà per sempre il ricordo più bello della mia carriera”. Sono passati quattordici anni, eppure Datolo non ha mai smesso di pensare a quella partita, come dichiara alla Gazzetta dello sport a poche ore dal match.
Ex Napoli, Datolo: “Juventus? Quel gol mi ha inserito nella storia di questo match”
Ex Internacional, Atlético-MG e Vitoria, Jesús Dátolo ha giocato poco per il Napoli, ma è ricordato con affetto dai tifosi proprio per quello che ha fatto il 31 ottobre 2009. È entrato nella seconda parte del match, quando la Juventus era in vantaggio per 2-0 (gol di Trezeguet e Giovinco), e ha cambiato il corso della partita. Terminato con una vittoria storica, indimenticabile (c’era Mazzarri in panchina, Hamsik segnò una doppietta, un gol proprio su assist di questo argentino). Il nostro Raffaele Auriemma dedicò addirittura un libro a questa partita, intitolato “Seppelliteci qui”, con prefazione del cantautore Nino D’Angelo.
“Non vincevamo a Torino dal 1988, eravamo 2-0 per loro. Mazzarri mi mandò in campo e decisi la sfida con un assist per Hamsik e il gol. Non ci credevo, avevo realizzato un sogno”. Il trequartista argentino in Serie A ci è rimasto un solo anno, ma l’esperienza in azzurro gli è rimasta nel cuore: “Ancora oggi i tifosi napoletani mi scrivono per ringraziarmi di aver segnato quella rete. La città mi manca ogni giorno. Ora ho 39 anni e gioco in seconda divisione argentina. Dopo il ritiro, vorrei tornare in Italia”.
Datolo, è impossibile non notare il nome impegnativo.
“In Argentina, durante il periodo di Natale, in televisione trasmettono i film sulla vita di Gesù. Mia mamma quando era incinta si appassionò a uno di questi e decise di chiamarmi così”.
Così poteva soltanto avere fortuna…
“Volevo fare il calciatore e ci sono riuscito. Avevo due sogni: andare in Serie A e giocare con l’Albiceleste. Li ho realizzati entrambi”.
Lei arriva a Napoli nel gennaio 2009 e la società organizza la sua presentazione in un San Paolo gremito.
“Era l’intervallo di Napoli-Udinese, io e il presidente De Laurentiis facciamo il giro di campo tra la calca dei fotografi e i tifosi che non smettevano mai di cantare”.
Cosa le disse De Laurentiis?
“Scherzò sul mio nome, ovviamente. Il presidente è una grande persona. Ogni volta che ci incontravamo, mi motivava a entrare in campo e fare bene. Lui è un fenomeno”.
Però nel gennaio 2010 tra di voi qualcosa va storto…
“Tutti parlano di una mia foto con la maglia del Napoli pubblicata su una rivista argentina che lo avrebbe fatto arrabbiare. La verità è che non è stato il motivo della rottura. Ho sempre rispettato la squadra e il presidente”.
Datolo, lei gioca 25 partite in A e segna soltanto un gol contro la Juventus.
“Era la prima sfida contro i bianconeri con Mazzarri in panchina. Stavamo perdendo 2-0, avevano segnato Trezeguet e Giovinco. Poi entro io e cambia la partita. Non dimenticherò mai quei momenti. Sulla fascia sinistra non mi prendeva nessuno, vincemmo 3-2”.
Quattordici anni dopo quella rete, i tifosi le scrivono ancora?
“Certo, ogni giorno, non mi hanno dimenticato. E io non ho dimenticato loro. Continuano a ringraziarmi per quella vittoria e quel gol”.
Sia con Donadoni che con Mazzarri, lei però trova poco spazio. C’è qualcosa che cambierebbe della sua esperienza al Napoli?
“Avrei voluto avere più occasioni. Mi facevano giocare laterale a sinistra, non era il mio ruolo naturale. Ho sempre preferito stare in mezzo al campo. Mi sono divertito tutte le volte che ho giocato, ma quel Napoli era diverso da quello attuale. Vincere lo scudetto sarebbe stato bellissimo, ma era impossibile”.
Però in quel Napoli c’erano tanti ottimi giocatori: Lavezzi, Denis, Hamsik, un giovane Insigne.
“Avevamo un grande gruppo, soprattutto con i sudamericani. C’erano pure Zuniga, Campagnaro, Bogliacino. Organizzavamo sempre delle grigliate. Ma uno dei miei piatti preferiti erano gli spaghetti con le vongole”.
Datolo, dopo tutti questi anni, lei si diverte ancora in campo.
“Ho 39 anni e sono al Tristan Suarez, in seconda divisione Argentina. L’anno prossimo vorrei smettere e diventare un procuratore. Il mio obiettivo è scoprire il prossimo talento argentino e portarlo al Napoli, così da chiudere un cerchio”.
A proposito di Argentina e Napoli, lei ha giocato tre partite con l’Albiceleste nel 2009 quando in panchina c’era Maradona.
“Esatto, mi voleva bene. Mi ha anche regalato la sua maglietta. Ho giocato con Messi e quando sono andato all’Atletico Mineiro pure con Ronaldinho. Ho le loro divise, mi ricordano gli anni belli che ho vissuto in campo. Sono stato fortunato, qualcuno dall’alto ci ha messo la sua mano”.
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