L’edizione odierna de “La Repubblica” ha analizzato la gestione societaria del presidente De Laurentiis, nel periodo del post scudetto.
Repubblica- C’è un modo diverso per interpretare le scuse di De Laurentiis, ci sono altri responsabili che non hanno alibi!
C’è un modo diverso per interpretare le scuse di Aurelio De Laurentiis al pubblico. La serena amarezza di venerdì sera esclude che sia una resa. Se confessa di essere l’unico colpevole della crisi che colpisce la squadra delle meraviglie, vanitoso e orgoglioso com’è, si può pensare solo ad altro. Lo avranno ispirato due retropensieri. Primo: dire qualcosa di forte e inatteso che fermi lo sciame di fischi e insulti dopo il pareggio irrisorio con il Monza. De Laurentiis ne usciva travolto, più di quanto si sia sentito e visto in tv per i filtri della regia. Secondo: fare qualcosa che consenta di giocare per l’altra metà del campionato a Fuorigrotta con 22.237 abbonati, da venerdì ostili. Lo scudetto li ha aumentati dell’86%. Il Napoli era solo 14esimo nell’anno dello scudetto in serie A con 5mila abbonati. Un boom da gestire. Non basta il Patto del Britannique con una parte degli ultras. Il terzo retropensiero è quello che meglio si addice ad un presidente scaltro che sa dire anche quando non dice. De Laurentiis prende le colpe ma gli altri responsabili di questo sfacelo rimangono senza alibi. Li ha solo graziati con un temporaneo silenzio. In vent’anni ha dimostrato di saper fare il presidente. Comincia un nuovo corso per molti nulla sarà come prima. Vediamo chi.
Mazzarri. La franchigia scade anche per lui. Il profeta francese di Nemours aveva una velocità medio bassa: 1,75 a partita. Mazzarri 1,16. Deve spiegare perché ha schierato l’acerbo 24enne Zerbin a destra tollerandolo per 71 minuti e perché ha esasperato Simeone lasciandolo in panchina per 85. Nei cambi comincia a stupire anche lui. Si teme che abbia già esaurito la carica iniziale: la squadra reagi bene liberandosi di Rudi Garcia che indovinava tutto per non piacerle. Mazzarri si è fermato alle prime scosse? Il Napoli non ha gamba né fluidità di gioco. Errori puerili sotto porta, riflessi appannati e scarsa autonomia di risorse. Non basta ricadere nelle proteste e nei lamenti, si deve creare un filone emotivo e tattico nuovo. Domenica con il Torino e in casa con la Salernitana le prossime. Il semaforo segna ormai giallo. Tudor non è ancora d’accordo con i turchi del Besiktas e questo conferma le asperità del croato ancora disoccupato. De Laurentiis dà fiducia a Mazzarri dopo aver imposto un check-up negli studi romani (esito negativo) e lo assiste con lunghe affettuose telefonate.
Squadra. Appagata dallo scudetto, spettatrice della fuga di Spalletti, gioca come se il calcio fosse finito la sera dello scudetto a Udine. Nessuno è riuscito a motivarla, né il presidente nella sua gestione commissariale, né Mazzarri che sapeva puntare sui titolarissimi. Non si sa chi vada in campo per dare l’anima al Napoli e a Mazzarri, perché? Speravano in premi maggiori? Si sentono di passaggio? Che succede all’evaporato Di Lorenzo capitano modello? C’e un team manager, un dirigente, un prete che sappia leggere nel cuore dei giocatori e riferire?
Medico. Il supervisore è Raffaele Landolfi, casertano, “autorevole medico dei Gemelli” e amico di De Laurentiis. Un luminare dovrebbe con itest moderni cercare la verità sullo stato psicofisico della squadra, con un abisso di punti in meno dell’anno scorso? Ha dei rilievi da fare Landolfi anche sui rapporti con lo staff o viceversa?
Manager. Andrea Chiavelli è amministratore delegato. Esperto di fisco subentra al ministro Tremonti e al famoso studio Santoro nei conti di Nino, Aurelio,
Luigi De Laurentiis. Giorni fa il presidente ha smentito contrasti fra Chiavelli e Luigi. “Vedo Luigi spesso nel suo studio”. Sarà vero. Ma se Chiavelli è il supervisore dell’ultima campagna è giusto fidarsi della sua competenza? È un altro il suo mestiere (ottimo in clausole, conti, fisco) ma non si è mai visto a Coverciano. Maurizio Micheli, capo dello Scouting, ha individuato Natan, Lindstrom, Cajuste per un totale di 60 milioni. È da confermare Micheli o bocciare? De Laurentiis dovrebbe cercare forse un altro Giuntoli, che tanto gli manca. Osservate Giuntoli alla Juve, Corvino al Lecce, Sartori a Bologna. Bastano cifre e poteri adeguati. Se ha sbagliato e lo riconosce, il presidente cominci a far piazza pulita. Questo è il mercato. Questa è l’ora. Questo è il Napoli che ha davvero bisogno del suo aiuto.
Carlo Gioia
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