Il Napoli, sudando e soffrendo, è riuscito a vincere contro l’Hellas Verona, squadra che, dopo il mercato di gennaio, ha indebolito, e di molto, la sua rosa, riuscendo a vendere sette degli undici titolari, tra cui Cyril Ngonge che è approdato nella squadra azzurra. A mettere la firma sui tre punti, come ben sappiamo, è stata una perla di Khvicha Kvaratskhelia che ha piazzato la sfera di gioco sotto la traversa, facendo esplodere il Maradona in un caos azzurro. Tuttavia, siamo davvero sicuri che il settantasette sia stato l’unico uomo fondamentale della rimonta del Napoli?
Mazzocchi, il Napoli si gode il terzino: appartenenza o stato di forma migliore?
Sicuramente Kvaratskhelia è stato l’uomo copertina, riuscendo a ricreare, nella sua esultanza con il dito all’orecchio, una foto che potrebbe sancire la svolta definitiva del Napoli per questa seconda metà di stagione. Oltre il georgiano, che ha dimostrato a tutti gli effetti di poter avere l’apposizione di fenomeno, c’è un altro giocatore che merita di salire sul carro di chi ha permesso la rimonta e la conseguente gioia ai tifosi azzurri: Pasquale Mazzocchi. Il suo ingresso, al posto di un Mario Rui non concentratissimo, ha permesso al Napoli di avere un uomo in più in fase di pressing, capace di essere efficace con degli strappi, che dalla metà campo, spostavano l’azione nella trequarti del Verona.
La prestazione dell’ormai ex Salernitana deve far riflettere, e tanto, la dirigenza e i tifosi del Napoli, visto che la grande differenza tra Mazzocchi e i suoi nuovi compagni si basa sulla preparazione fisica. Il grande difetto della rosa azzurra, nel corso di questa stagione tormentata da scelte sbagliate, è il pessimo ritiro estivo fatto ai tempi della gestione di Rudi Garcia. Semplicemente, gli avversari del Napoli, anche se di qualità sicuramente minore, riescono sempre a mettere in difficoltà gli azzurri perchè corrono il doppio, e sono preparati al farlo, mentre i partenopei faticano tantissimo sotto questo punto di vista.
Mazzocchi è il simbolo della mancanza di attenzione e del rimpianto che ha creato questa situazione, della disattenzione avuta ad inizio stagioni con metodi vecchi e non aggiornati al calcio ancora più moderno degli ultimi 3 o 4 anni. Alla fine, bastava davvero poco per permettere a questi ragazzi di fare del loro meglio, anche se non mancano di responsabilità, sarebbe becero dire il contrario: la verità è che, ad inizio stagione, non è stato permesso, inconsapevolmente, agli eroi del terzo scudetto di dare il massimo dal punto di vista fisico.
Mario Di Domenico
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