L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha analizzato alcuni dettami tattici imposti da Calzona, allenatore del Napoli, alla squadra.
CorSport- Napoli, Calzona si è appropriato dello spogliatoio senza fare la voce grossa!
Calzona ha taciuto, non ha imposto “verbi”, non ha introdotto dogmi, si è appropriato del Napoli evitando di far la voce grossa, come pure qualcuno invocava: e al posto del dialogo, ha lasciato che i calciatori si facessero trascinare dalle proprie coscienze. «Voi siete forti e lo sapete». Poi, sguardi complici, confessioni mai avvolte nella “sacralità” di un rito: passeggiando tra i fili d’erba si può sempre scorgere un quadrifoglio e Calzona ha investito su se stesso tacendo. «Perché mi sembrava inappropriato riempirli di altre nozioni. E poi qua c’è la cultura del bel gioco.
S’erano persi nelle ondivaghe invocazioni di Garcia, nelle oscillazioni estreme di Mazzarri, e per rimettere qualcosa al centro dei pensieri, invece è stato necessario ricorrere al buon senso: 4-3-3, chiaro, possibilmente con la riaggressione alta, una specie di gegenpressing in salsa partenopea, squadra “ordinata” nella semplicità delle distanze, ampiezze per arrivare a Politano e a Kvara, un pizzico di sana incoscienza e possesso: a Cagliari il 71%, a Reggio Emilia il 72%, un segnale, dopo il 49% con il Barça, che per una ventina di minuti s’era preso il pallone e lo aveva tenuto per sé. E comunque, indicazioni limpidi, come le frasi per chiarire che il calcio dei giocatori e non può essere indirizzato da ragionamenti di pancia: «Io ad Osimhen e a Kvara non rinuncerò mai». Palla al centro, c’è Madame.
Carlo Gioia
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