In cerca del proprio centravanti ideale, Spalletti ha trovato le risposte giuste dall’italo-argentino del Genoa, autore della doppietta decisiva. Ma il gioco non convince e l’esperimento della difesa a tre neppure. Però Jorginho…
Italia, cosa resta della gara di ieri contro Venezuela? Retegui, gli esperimenti e… poco altro
Il bacino da cui attingere è ristretto e di qualità non eccelsa. Anche contro il Venezuela, come già accaduto tante volte sia sotto la guida di Luciano Spalletti che di Roberto Mancini, l’Italia ha lasciato sensazioni non esattamente esaltanti. Per carità: il risultato, in amichevoli del genere, conta relativamente. Va affinata l’intesa tra i giocatori, vanno trovate soluzioni nuove, ed in questa direzione che procedono gli esperimenti del ct, come la difesa a tre. Però la realtà dei fatti dice che per tutto il secondo tempo abbiamo fatto il solletico al Venezuela, almeno fino all’1-2 di Retegui, rischiando pure la beffa. A meno di quattro mesi dagli Europei, da migliorare c’è tanto. Forse troppo.
Male la difesa, male il centrocampo, male gli esterni offensivi. Trovare un giocatore che si sia distinto è impresa assai ardua, anche se una prestazione non proprio all’altezza era più che pronosticabile: partita inserita nel bel mezzo della stagione, nel suo momento decisivo a voler essere precisi, e arricchita dal volo trans-Oceanico che, era logico pensarlo, altro non poteva fare che affaticare ulteriormente il gruppo. Ma è una questione di soldi e a quelli, per motivi inutili da elencare, non si rinuncia.
Entrato in campo al 65′ al posto di Locatelli, all’ex Napoli Jorginho è bastata l’ultima mezzora per incidere sul match propiziando il 2-1 di Retegui con una splendida giocata. Plebiscito di consensi per il 32enne centrocampista ora all’Arsenal. Ingresso decisivo, il nostro play, se sta così, è ancora lui.
Inquadrato spesso perplesso, il ct azzurro Luciano Spalletti, se non scontento, e demoralizzato per come arriva l’1-1: disegna e cerca un’Italia fluida, molto mutabile nelle posizioni, ma nella ripresa anche nel sistema di gioco, e le cose vanno molto meglio. C’è da lavorare, ma lo sa. Mancano tre mesi o giù di lì e, Ecuador a parte, la possibilità di vedere un’Italia migliore è ridotta alle amichevoli di giugno contro Turchia e Bosnia. Poi il tempo sarà finito. E bisognerà essere tremendamente migliori.
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