Per fortuna dei tifosi del Napoli e di tutto il mondo he gira intorno alla società azzurra, la stagione sportiva 2023/2024 è ormai finita, con la squadra che può al massimo raggiungere la qualificazione alla prossima Europa League, visto che il quinto posto valido per la Champions League sembra ormai proibitivo, con un gruppo che non riesce più ad esprimersi in campo, sotto le contestazioni del tifo organizzato: ma è davvero responsabilità della squadra se nel rettangolo verde va tutto male?
Napoli, il gruppo degli azzurri non esiste più: ma di chi è la responsabilità?
L’immagine di capitan Di Lorenzo, seguito dal resto dei suoi compagni, che subisce la pesante contestazione da parte dei tifosi del Napoli dopo la sconfitta della trasferta di Empoli, mi ha condotto verso l’idea, vista anche la pessima prestazione in campo, secondo la quale i giocatori sarebbero gli unici artefici dietro a questo andamento vergognoso che stanno avendo. Tuttavia, mentre sui social si inveisce, esagerando, soprattutto contro i calciatori, il linguaggio del corpo di quest’ultimi fa pensare che, come gli stessi tifosi, essi siano i primi a soffrire questa stagione, che aveva ben altre aspettative.
Se facessimo un passo indietro di ormai diversi mesi, e ritornassimo al momento in cui Spalletti ha lasciato il Napoli, troveremmo una squadra consegnata ad un allenatore che, come ha detto il presidente De Laurentiis, doveva essere cacciato appena dopo la presentazione, conferenza stampa in cui Rudi Garcia, dopo la pessima esperienza araba, aveva ammesso di non aver mai visto una partita del Napoli della scorsa stagione: errore grave e soprattutto presuntuoso, dimostrazione del fatto che, al contrario dell’attuale commissario tecnico della Nazionale, c’è stata una mancanza di studio e di ricerca della novità nel periodo di lontananza dai campi da calcio.
Successivamente, anche in ritardo, il Napoli decide di cambiare gestione tecnica per provare a risalire in campionato e ricucire il gruppo, ammaccato dalla gestione del francese, puntando su quello che è stato definito come “un amico di famiglia” da De Laurentiis, Walter Mazzarri. Arrivato carico e con la volontà di far bene, l’ex allenatore del Watford dichiara fin da subito di aver studiato il Napoli campiona d’Italia nei minimi dettagli, pronto per riproporre quella pulizia e quella velocità che era riconosciuta in tutti i campi europei. Purtroppo, le aspettative non vengono rispettate, con Mazzarri che si dimostra non più capace di gestire un gruppo così importante, preparando male le partire e in maniera troppo difensiva, che fa affondare gli azzurri fino al nono posto.
Esonerato Mazzarri, di cui bis è stato sicuramente fallimentare, il Napoli si affida a Francesco “Ciccio” Calzona, ancora attuale ct della Slovacchia con la quale disputerà i prossimi Europei. Con l’ex assistente di Sarri la situazione non migliora di tantissimo, anzi. La squadra è arrivata all’ultima trasferta di Empoli praticamente bollita dall’ambiente e da tutto ciò che è successo da giugno. Una rosa che già da tempo è costretta a prendere i più che giusti fischi ad ogni prestazione manifestata in campo.
Fa riflettere però che proprio in questo periodo, mentre si parla di chi sarà il prossimo allenatore del Napoli, la responsabilità è gettata solo sugli azzurri, prendendo di mira un allenatore ad interim che non ha mai avuto delle esperienze come primo allenatore di un club fino a pochi mesi fa: le prestazioni in campo stanno distraendo i tifosi da chi la responsabilità ce l’ha, o almeno per la maggior parte, visto che i giocatori non sono esenti da questa percentuale. Aurelio De Laurentiis (simbolo della società) merita di prendersi la quasi completa colpa di ciò che è successo, visto che, mentre i suoi “dipendenti” prendono le redini di chi sta subendo il fardello della responsabilità, il presidente tace, rispetto ad una prima parte di stagione dove, con dichiarazioni evitabili, ha messo solo che in difficoltà l’immagine dei suoi giocatori e della sua stessa società.
Chiedo ai tifosi del Napoli di restare concentrati, perchè se i giocatori non stanno mostrando un briciolo di orgoglio in campo, con un gioco sconsolato, aspettando solo che la stagione finisca e che il gruppo si sciolga definitivamente, questo processo di conclusione di un ciclo è stato accelerato dalle scelte di una società spoglia di dirigenti e senza idee, con due sessioni di mercato post scudetto che non hanno portato alcuna novità nella rosa, perchè come si dice nelle strade della città di Partenope, “il pesce puzza dalla testa”.
Mario Di Domenico
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