La vicenda risale al 2017. Bruno Giordano, ex attaccante della Lazio e del Napoli di Maradona, è stato vittima del truffatore: “Diceva di essere un maresciallo dell’Arma e si offrì di intercedere per far riavere la patente a mio figlio”
Bruno Giordano truffato da finto maresciallo: aveva ridato la patente a suo figlio, ma era falsa
L’ex calciatore della Lazio e del Napoli, Bruno Giordano, bidonato da un finto carabiniere, Carmine Cascio. Certo non uno qualunque. Perché Cascio, 36 anni, da tempo sguscia tra problemi giudiziari, tutti accomunati dalla medesima caratteristica: fingersi un carabiniere o agente dei servizi segreti.
In questo caso Cascio è sotto processo per contraffazione perché avrebbe falsificato un permesso di guida per darlo al figlio dell’ex bomber, vincitore di uno scudetto a Napoli nel 1987 con Maradona. Documento la cui falsità Giordano ha ignorato fin dal principio. Non solo, va anche precisato che il documento è stato offerto da Cascio come un favore alla punta.
Un modo per ingraziarsi l’ex calciatore. Che non ha sganciato un euro. Ma certo è stato bidonato. Ora la storia tra Giordano e Cascio ha inizio nel maggio del 2017 una sera a cena, quando tra una pietanza e l’altra l’ex bomber si lamenta che al figlio hanno ritirato la patente e lui (o la moglie) è costretto a scarrozzarlo ovunque. Quella sera, tra i tanti, è presente anche Cascio. Di cui all’epoca tutti ignorano la doppia vita, di finto carabinieri e vero lestofante. Cascio ascolta, prende nota dei problemi di Giordano e consorte, e infine si presenta alla coppia. Racconta che, grazie al suo ruolo di carabiniere, è in grado di ottenere un permesso speciale perché il loro figlio possa tornare alla guida. Per arrivare a meta basta poco: una foto tessera del ragazzo.
Detto, fatto: poche settimane dopo arriva il permesso speciale. Cascio, con tanto di falsa divisa dei carabinieri, lo consegna ai Giordano durante una serata a casa di una bandiera del Napoli dello scudetto ‘87, Giuseppe Bruscolotti. Subito i genitori danno il foglio di carta al figlio. Che però fa appena in tempo a fare il giro del palazzo, che viene fermato da una pattuglia delle forze dell’ordine. +
Viene effettuato il controllo dei documenti e come è ovvio, il permesso è carta straccia. Il figlio del bomber racconta come lo ha avuto. Lui si sente in buona fede. Ma che lo sia o meno, per le forze dell’ordine conta ben poco. Il ragazzo dovrà stare altri due anni senza patente. Tuttavia il racconto accende la curiosità di chi lo ha fermato. E così indagano su chi sia tale Cascio. Scoprono subito che il 36enne è uno che da anni va a dire in giro di essere un finto carabiniere, nonché agente dei servizi segreti. Parte la denuncia, sfociata ora nel processo condotto dal pm Loredana Carillo. A settembre sentenza.
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