L’ultima col tricolore sul petto. Napoli-Lecce chiude un’annata a dir poco travagliata che con lo scudetto sulla maglia probabilmente passerà alla storia come la rielaborazione amara e deludente di un gruppo che dopo trentatré anni aveva riportato quella felicità vissuta nella golden age maradoniana.
Palo, traversa e… tanti fischi. Nulla di fatto al “Maradona”, il Napoli si scuce lo scudetto e dice addio all’Europa
I campioni uscenti non riescono a vincere l’ultima partita della stagione. Al Maradona, la compagine azzurra non è andata oltre lo 0-0. La squadra di Calzona ha sfiorato in diverse volte il vantaggio, ma è stata fermata dai pali colpiti da Cajuste e Ngonge. Con questo risultato, il Napoli chiude il campionato al decimo posto a quota 53 punti
L’anno scorso fu proprio Napoli-Lecce la svolta emotiva di un campionato luminescente. Un pareggio interno che a distanza di tempo è stato raccontato come il momento in cui Spalletti, messo in discussione da tifosi e società, chiuse una barriera di protezione intorno a un organico che avrebbe sorpreso tutti quelli che all’inizio non lo reputavamo nemmeno da qualificazione in Champions. Quel Napoli-Lecce fu l’ultima volta di un Napoli debole e spaesato. I fantasmi di un gioco macchinoso e di una manovra inconcludente trovarono in quella gara la parola fine. E fu l’incanto, durato fino ai quei primi di maggio che saranno ricordati per sempre.
Adesso Napoli-Lecce chiude una stagione inversa. Con un pizzico di malinconia e, proprio mentre circolano febbrili e insistenti le voci sul nuovo allenatore – guarda un po’ originario proprio del Salento – con la speranza che anche questa sfida tutta fatta in salsa meridionale richiuda un lungo capitolo doloroso e ne schiuda un altro fatto di una voglia di ritrovarsi che passi per una risoluzione più serena e meno inquieta per alcuni protagonisti e ne ritrovi di nuovi sotto una guida altrettanto serena e grintosa. Una miriade di punti in meno rispetto alla passata stagione, sinonimo di una squadra che si è completamente buttata via. Colpa dei giocatori e di un allenatore che dal suo arrivo non ha dato un minimo di senso al proprio percorso tecnico. Ma anche (e soprattutto) del presidente De Laurentiis che non ha azzeccato praticamente nulla in una stagione che, vista anche la distanza siderale dalle prime, è da buttare.
Primo tempo scialbo e con poche occasioni da rete. Il Napoli tiene palla ma è il Lecce a sfiorare il gol con le ripartenze in almeno due occasioni, in apertura con un palo colpito da Dorgu e nel finale con una conclusione rasoterra di Berisha. Pronti, via e c’è l’ex Hellas Cyril Ngonge, con Jack Raspadori, a dare nuova verve alla sterilità offensiva azzurra, che fino a quel momento si è appoggiata a qualche sprazzo di Kvara. Da Bergamo arriva la sentenza del netto 3-0 atalantino contro il Toro, il Napoli invece sprofonda nel suo avvilente bagno di mediocrità e a Fuorigrotta finisce con un nulla di fatto la sfida del Maradona: ha tenuto palla per gran parte della gara, concludendo diverse volte, specialmente nel secondo tempo, ma non riuscendo mai a trovare il gol. E sono fischi per tutti.
NAPOLI (4-3-3): Meret 6; Di Lorenzo 6 (85′ Mazzocchi NG), Ostigard 6.5, Juan Jesus 6, Olivera 6; Anguissa 5, Lobotka 6, Cajuste 6 (65′ Osimhen 6); Politano 5.5 (46′ Ngonge 6.5), Simeone 5 (46′ Raspadori 5), Kvaratskhelia 6. All. Calzona 5
LECCE (4-2-3-1): Falcone 7; Gendrey 7.5, Pongracic 6.5, Baschirotto 6.5, Gallo 6 (65′ Piccoli 5.5); Blin 6 (78′ Oudin 6), Ramadani 6; Almqvist 6 (55′ Gonzalez 6), Berisha 6 (77′ Rafia 6), Dorgu 7; Krstovic 5.5 (55′ Pierotti 5.5). All. Gotti 6.5.
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