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Atalanta, Gasperini: “Ho pensato di andare al Napoli. Zaniolo? Me l’ha suggerito Borriello”

Ripartiamo da qui, dalle parole di Gian Piero Gasperini dopo l’impresa dell’Atalanta in Europa League e l’indecisione sul suo futuro: “È come se avessi una moglie e tre figli e avessi trovato una donna bellissima”. Questo uno dei commenti a caldo dopo aver alzato la coppa. La scelta fatta la conosciamo, è ancora l’allenatore della Dea, ma in una lunga intervista al Corriere dello Sport ha raccontato il retroscena di quest’episodio, la chiamata del Napoli e molto altro.

Atalanta, Gasperini: “Ho pensato di andare al Napoli. Zaniolo? Me l’ha suggerito Borriello”

“Napoli? Ci ho pensato, sì. Ci sono stati alcuni momenti della stagione in cui ho creduto che fosse arrivata l’ora di lasciare l’Atalanta. Ma volevo lasciarla bene, senza polemiche, senza una delusione. Abbiamo vinto e alla fine hanno prevalso Bergamo, la sua gente e tutto quello che si porta dietro. A Napoli ora c’è Conte, i tifosi non possono provare dispiacere”, queste le parole del tecnico nerazzurro che spiegano l’indecisione avuta al termine della scorsa stagione e il pensiero di lasciare la panchina che ricopre dal 2016.

Un periodo lungo, ma d’altronde per Gasperini non è una novità, in qualsiasi squadra sia stato non è mai rimasto per poco tempo (sia da giocatore che da allenatore): nove anni nelle giovanili della Juve, tre al Crotone, sette al Genoa anche se non di fila, il resto è storia recente. Insomma, quando sposa un progetto non è solito abbandonarlo e lo spiega così: “Resisto. Non mi muovo anche perché trovo ambienti talmente buoni da scoraggiare la partenza. Che tipo di allenatore sono? Uno che copia. Io osservo, prendo appunti, poi magari non ripeto, ma sono attento a tutto e tutti. Incazzoso? Boh, non sempre. Come ho già chiarito, sono stronzo con gli stronzi e buono con i buoni. Ecco, non sopporto i soprusi, le ingiustizie. Sono poco diplomatico”, ha concluso.

Un Europeo disastroso per la nostra nazionale, per Gasperini è mancata la squadra “Spalletti non è riuscito a trasmettere certi principi, le ragioni può conoscerle soltanto lui. L’Italia era scarica, svuotata. La delusione principale è stata questa, perché le nostre nazionali si sono sempre distinte per solidità, senso del gruppo”, ha sottolineato.

“Non abbiamo mai avuto i Pelé, i Maradona, i Cruijff, i Messi, però gli ottimi giocatori non sono mancati. I nostri Palloni d’oro si chiamano Rivera, Rossi, Baggio, nel 2006 l’hanno dato a un difensore, Cannavaro, in quella squadra c’erano Iaquinta, Camoranesi, Gilardino, Oddo, Grosso, Perrotta. Noi italiani siamo così, dopo una delusione butteremmo tutto a mare”. Per lui la soluzione è quella di ripartire “dalla lezione subita e dai vivai. L’80 per cento dei giovani italiani gioca a calcio e se non riusciamo a farli crescere e a portarli in prima squadra è il sistema che è sbagliato”. Infine ha parlato del futuro, buttando un occhio al mercato della sua Atalanta.

Ha commentato così l’arrivo di Zaniolo, raccontando un simpatico retroscena sul suo arrivo: “È stato lui a scommettere su di noi. Mi piace come profilo. Un giorno telefona Borriello e mi fa: ‘Mister, ho un giocatore che vuole venire da lei, uno forte, una bestia’. E io: ‘Marco, chi è?’. ‘Zaniolo’. ‘Bravo, mi piace’. Ne ho parlato con D’Amico, poi con Percassi, questo ragazzo mi interessa, ed è arrivato”.

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