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Como, Pepe Reina: “Mentalità vincente per portare in alto i lariani. Napoli? Vi racconto che…”

“Boh! Sarò malato… Mi piace tantissimo il mio lavoro, lo faccio con tanto di tutto: grinta, dedizione, entusiasmo. E ora che mi manca meno, che la ‘fine’ è più vicina, sicuramente me lo godo anche di più. Quindi ogni momento diventa speciale”.

Como, Pepe Reina: “Mentalità vincente per portare in alto i lariani. Napoli? Vi racconto che…”

Risponde così alla Gazzetta dello sport Pepe Reina, nuovo portiere del Como, alla domanda se non è stufo del calcio alla soglia dei 42 anni e dopo oltre mille partite tra i professionisti. Ha vinto tanto, tantissimo, ovunque. Con la Spagna è stato campione del mondo nel 2010 e due volte campione d’Europa. Con la maglia del Liverpool è stato nominato tre volte di fila miglior portiere della Premier League.

Ha ancora quella paura positiva di sbagliare? Diceva qualche tempo fa: “Tutti aspettano la prestazione brutta per dirti che sei troppo vecchio, e così la mia motivazione aumenta”.

“Non è che aumenta per dimostrare qualcosa agli altri. È più una questione di natura, di carattere. Guardi, commenti negativi ce ne sono sempre, così come di gente invidiosa che aspetta solo che tu alzi le mani e dica: ‘Ok, sono troppo vecchio, ora mi fermo perché ho fatto tre cagate…’. Invece no. Io rispondo che l’età non dico sia solo un numero, perché gli anni com’è ovvio si sentono, è normale, però di voglia, di grinta, di passione ora ne ho addirittura di più. Sto bene, mentalmente e fisicamente, e fin quando sarà ancora così, possiamo campare!”.

Ecco, torniamo un momento a Napoli. È vero che twitta in dialetto?

“Ho un sacco di amici napoletani, ogni tanto scappa qualcosa…”.

Moglie e cinque figli cosa dicono di questa nuova esperienza?

“Sono strafelici di ritornare in Italia, un Paese dove siamo stati benissimo ovunque, a Napoli, Milano e Roma. Per loro è sempre una gioia tornare qui”.

Il lago però, soprattutto d’inverno, non è la stessa cosa del mare di Napoli?

“Poche cose sono come il mare di Napoli, a prescindere. Per noi Napoli è un segno importante nella nostra vita, qualcosa di speciale. Comunque, per comodità — le scuole, il calcio dei bambini — si andrà a vivere a San Siro, nella zona che conoscevo quando ero al Milan. Siamo stati fortunati a trovare la casa in fretta”.

COMO, SI PARTE DA DODICESIMO, MA…

“Eh bastava poco, quasi quasi l’ho dovuto convincere io… (ride). Scherzi a parte, mi ha illustrato il progetto. Se lo senti parlare di Como spesso fa riferimento a una famiglia. E così me l’ha trasmesso. E poi che è una società che vuole crescere, ambiziosa. Che col passare degli anni sicuramente diventerà una squadra modello in Europa. Questo è l’obiettivo. E noi che abbiamo tanta esperienza, che abbiamo vissuto e visto tante cose, siamo a disposizione per dare una grande mano. Con Cesc c’è un rapporto speciale. Siamo stati 14 anni insieme in nazionale. Ci conosciamo alla perfezione. Tra noi c’è confidenza, fiducia, trasparenza, tante cose che rendono tutto più facile. C’è stato un dialogo sincero, onesto, sapendo che lui non mi direbbe mai una bugia e nemmeno io a lui”.

I patti sono chiari, cioè che farà il secondo portiere, o ha intenzione di giocarsi le sue carte per diventare titolare?

“Ho detto che vengo a dare una mano, in qualsiasi modo. Sicuramente prenderanno un altro portiere per iniziare con lui, però nel calcio ne ho viste tante… Se non sarò io, chiunque giocherà dovrà essere a un grandissimo livello, perché io non mi lamenterò, ma lavorerò più duramente per avere il mio spazio”.

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