Quel cancro al pancreas, reso noto a tutti lo scorso gennaio, Sven Goran Eriksson lo sta combattendo con ogni mezzo ma sa che perderà la battaglia. L’ex tecnico svedese a inizio 2024 aveva detto che i medici gli davano un anno di vita, forse meno e il tempo scorre inesorabilmente. Intervistato dal tabloid britannico Guardian Eriksson confessa le sue paure e ripercorre la sua carriera ma sempre con calma e senza far drammi.
Eriksson, il tecnico realizza ultimo desiderio: la commozione e la standing ovation a Liverpool
Eriksson: “Ho paura di morire, non posso mentire, mi tengo su vedendo partite in continuazione”
Ha la faccia gonfia a causa del trattamento che sta ricevendo, ma sembra più forte di sempre: “Ehm, oggi sto bene”. Ha fatto la chemioterapia negli ultimi tre giorni. Gli sta allungando la vita, ma lo mette a dura prova.
Eriksson: “Sono felice, mi dicono bravo senza aspettare che sia morto”
Eriksson è determinato a sfruttare al meglio i suoi ultimi giorni. Ha scritto un libro, A Beautiful Game, che uscirà a novembre, mentre un film sulla sua vita sarà lanciato da Amazon Prime tra un paio di settimane. Il documentario, intitolato semplicemente Sven, fornisce una visione intima e cruda di una vita complessa. Quando arrivò come allenatore dell’Inghilterra con un contratto da 4 milioni di sterline all’anno, fu etichettato come avido. I suoi critici dicevano che era fissato con i soldi. La verità è che la sua ossessione era, e resta, il calcio. “L’altro ieri ho visto cinque gare dei Giochi Olimpici in tv, è un’ ossessione. Sì, è una droga. Agli Europei ho visto tutte le partite”.
Essere malato terminale lo ha fatto sentire diverso riguardo alla vita: “In un certo senso, svegliarsi e sentirsi bene, essere vivi, lo apprezzo molto di più rispetto a un anno o 10 anni fa. Per ora sono un uomo sano e malato. Se ho paura di morire? Beh, se dicessi di no sarebbe una una bugia. A volte ti passa per la testa, ma cerco di non pensarci. L’unica cosa che sappiamo è che prima o poi moriremo tutti.” Fa una pausa. “Se tutto va bene, più tardi.”
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