Fabrizio Ravanelli ne è convinto: il suo amico Antonio non sarebbe dovuto andare in azzurro. A Il Foglio: “Sarà difficile portare avanti il suo progetto a Napoli. Se ci riuscirà, sarà un miracolo. Speravo mi chiamasse la Juventus”. Ora è al Marsiglia con Roberto De Zerbi
Ravanelli: “Conte? Non so se ha fatto bene ad andare a Napoli, ma…”
Fabrizio Ravanelli è tornato all’Olympique Marsiglia 25 anni dopo averci giocato. È il consigliere principale del presidente Pablo Longoria, spagnolo che parla perfettamente sei lingue, un passato da osservatore all’Atalanta, al Sassuolo e alla Juventus, uomo ambizioso che vuole riportare la società ai vertici del calcio francese. E per questo si è affidato soprattutto a due italiani. L’ex “Penna Bianca” alla scrivania e Roberto De Zerbi in panchina. Due vittorie e un pareggio nelle prime tre giornate e il secondo posto dietro al Paris Saint Germain: non c’è che dire, un buon inizio in Ligue 1.
Il trascinatore è l’inglese Greenwood, per il quale avete vinto un testa a testa col Napoli che lo voleva mettere a disposizione di Conte…
“Greenwood pratica un altro sport. Non capisco come i grandi club se lo siano lasciati scappare. Come il Manchester United l’abbia ceduto al Getafe, la squadra con cui l’anno scorso è esploso. Ha un pregio: su 10 tiri, 9 sono gol ed uno viene salvato dal portiere”.
L’OM ti ha dato la possibilità di rientrare nel mondo del calcio. Ti aspettavi che quest’offerta arrivasse prima o poi dalla Juventus alla quale hai regalato, con il tuo gol all’Ajax nel 1996, l’ultima Champions League?
“Sì, non voglio nascondermi dietro a un dito. Mi aspettavo che arrivasse una chiamata per chiedermi di rientrare all’interno di una società che è stata la mia vita, la mia squadra del cuore. Cosa che è successa con Longoria che mi ha aperto la sua porta principale. Quando non c’è, sono io a rappresentare lui e il Marsiglia. È fantastico, un sogno così l’avevo solo vissuto il primo giorno alla Juve”.
Conte ha fatto bene ad accettare la sfida del Napoli?
“No, secondo me ha preso un rischio grossissimo, non l’avrei mai fatto. So che Antonio non può vivere senza calcio. Ma conoscendolo bene so anche quello che pretende da una società e dai giocatori. Sarà difficile portare avanti il suo progetto a Napoli. Se ci riuscirà, sarà un miracolo. Faccio fatica a pensarlo, ma glielo auguro, uno come lui potrebbe pure farcela”.
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