Con riferimento alle notizie di stampa relative all’indagine sui dossier abusivi della Direzione nazionale antimafia, sento il dovere, anche a tutela dell’istituzione che rappresento, di offrire alcune precisazioni.
FIGC, Gravina: “Estraneo a qualsiasi condotta illecita”
Gli accertamenti compiuti dalla procura di Perugia, e contenuti nell’ordinanza a firma del procuratore capo Raffaele Cantone, certificano l’innesco inquinato dell’indagine a mio carico, e cioè “la falsità della proposta investigativa e l’illiceità dell’attività di approfondimento posta in essere”. Smascherano così il complotto che ha portato alla mia iscrizione nel registro degli indagati, “con ciò – si legge nell’ordinanza riportata dalla stampa – determinando un danno per lo stesso”.
Vale la pena di ricostruire i fatti, così come verificati dalla magistratura di Perugia:
– L’atto d’impulso dell’indagine su «presunte compravendite fittizie poste in essere da Gravina» nasce dagli incontri tra il sostituto procuratore Antonio Laudati e il comandante del gruppo SOS, Pasquale Striano, con Emanuele Floridi e Angelo Fabiani, così come si legge nell’ordinanza “persone vicine a Lotito Claudio, il quale aveva avuto ragioni di contrasto con il presidente della Figc, Gabriele Gravina». In particolare il Procuratore di Perugia accerta che «la fonte dei documenti è Floridi, il cui contatto con Striano nasce attraverso Fabiani, previ contatti di quest’ultimo con Laudati”.
– L’attribuzione dell’indagine a “elementi informativi provenienti dalla Procura di Salerno e da quest’ultima acquisiti” è falsa, ma è diretta a giustificare un’indagine che – come precisa la Procura di Perugia – “nulla ha a che vedere con le prerogative della Procura nazionale Antimafia”, e a coprire la vera fonte.
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