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Napoli, Conte fa il “sarto”: già deciso l’abito azzurro per le prossime uscite

Il cinema è pieno di storie sui sarti, da Panama a Chicago. E in genere ognuno nasconde identità sorprendenti, storie di spionaggio, intrecci vari. Beh, Antonio Conte è un uomo decisamente più limpido e la l’inclinazione sartoriale ritagliata ieri – gioco di parole a parte – è pur sempre legata alla sua attività principale. L’analisi è del Corriere dello sport.

Napoli, Conte fa il “sarto”: già deciso l’abito azzurro per le prossime uscite

“L’allenatore è un sarto che deve cucire l’abito giusto addosso alla squadra”. Il signor Antonio ha usato una metafora per introdurre il futuro del Napoli, la sua sartoria, la fucina di un lavoro pieno di nuove opportunità da quando sono arrivati McTominay e Gilmour, e Folorunsho è tornato in gruppo. Storia molto interessante, questa, da leggere riprendendo la parte del suo discorso di ieri, relativa allo studio di nuove soluzioni. Varianti tattiche che però non dovranno alterare gli equilibri e anzi dovranno incastrare perfettamente la fase difensiva e quella offensiva. La premessa: “Con il nostro sistema abbiamo già posto le basi per fare anche degli aggiustamenti in corso d’opera. E se faremo cambiamenti non sarà per mode o tradizioni, sarà per trovare l’abito migliore”. La cronaca: sono al vaglio prove di 4-3-3.

Conte, sarto-allenatore, è passato da un centrocampo XS a u n o XL: Anguissa, Lobotka, McTominay, Gilmour, Folorunsho. E così, beh, l’idea di lanciare innanzitutto McT – uomo di intensità e ritmo, gol e assist – senza rinunciare ad Anguissa e Lobotka va di pari passo con la metamorfosi della mediana. Da due a tre. Che fa rima con il 4-3-3: non è una questione di trend o di vecchie abitudini, no, ma soltanto la chiave che permetterà di valorizzare le qualità dei nuovi acquisti senza alterare gli equilibri.

E anzi, magari, garantendone di nuovi e ulteriori: la fattibilità del passaggio gira intorno alla ricerca di questi dati e questi valori. Conte apre, ha già aperto alle mutazioni genetiche e alla duttilità: sta provando da qualche giorno con una certa frequenza il sistema alternativo insieme con il 3-4-2-1 sul quale ha fondato, per forza di cose, per questioni di rosa e di numeri, l’intera preparazione estiva. Non poteva altrimenti, del resto. E la panchina presentata con il Parma è la conferma a tutto: non c’era un solo centrocampista di ruolo.

McTominay con Anguissa e Lobotka, e la difesa a quattro con Di Lorenzo esterno di destra e la coppia centrale Rrahmani-Buongiorno è una soluzione credibile per il futuro prossimo. E sia chiaro: vietato sottovalutare Gilmour, un tipo tosto e sveglio e un regista rapido di cui tutti parlano molto bene. Domani all’Unipol, intanto, inizialmente si andrà in scena con la difesa a tre e poi chissà. C’è un’intera partita davanti e da lunedì cinque giorni di prove verso la prossima: contro la Juve, il passato di Conte, sabato a Torino. C’è da scommettere che il sarto-allenatore, questa volta, farà come i sarti dei film: spy story tattica tra 4-3-3 e 3-4-2-1. Fino alla fine. E ora via con le certezze di Cagliari.

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