Il flop San Siro e soprattutto della città di Milano, che si è vista sottrarre dalla Uefa la finale di Champions League del 2027 – vista l’assenza di garanzie sulla disponibilità dell’impianto, che nel 2026 ospiterà la cerimonia inaugurale dei Giochi invernali e che potrebbe essere oggetto di ristrutturazione – rischia di allargarsi e avere conseguenze molto più ampie e preoccupanti in vista dell’Europeo del 2032, per il quale l’Italia ha ricevuto l’assegnazione in tandem con la Turchia.
Euro32, l’Italia rischia di perdere l’Europeo: il flop di San Siro e i tempi stretti fanno suonare l’allarme
Il rebus San Siro non è l’unico pasticcio burocratico-politico per un sistema calcistico alle prese con stadi obsoleti. Mentre la Turchia ne ha 13 moderni e già pronti per il torneo, l’Italia fatica a trovare i 5 necessari. Napoli in grave ritardo ha la situazione più complicata, il Sud rischia di non ospitare partite
Sulle pagine di Repubblica si traccia un quadro molto inquietante sullo stato dell’arte e sul momento di pesante stallo politico che potrebbe negare una fondamentale occasione di rilancio al nostro movimento, soprattutto sotto l’aspetto infrastrutturale.
“Servono cinque stadi a norma per EURO 2032, con progetti già approvati e finanziati. Al momento ce n’è solo uno pronto, lo Stadium di Torino. L’Olimpico di Roma ha bisogno di pochi interventi, mentre la situazione di San Siro è più complicata. È già passato un anno dall’assegnazione e non sono stati fatti grandi passi avanti. Non servono solo cinque stadi, però, perché se ci concentriamo solo su quelli, il divario strutturale rischia di allargarsi ulteriormente. Bisognerebbe investire anche nelle realtà medio-piccole, con una politica più lungimirante per gli impianti. In Turchia, negli ultimi anni, sono stati costruiti 13 nuovi stadi, non solo quelli che ospiteranno l’Europeo”.
“San Siro? Gli inglesi hanno abbattuto Wembley, i brasiliani il Maracanà ed erano templi del calcio. Alla fine ci si affeziona a questi stadi, ma non dobbiamo pensare che siano eterni. San Siro è bellissimo, è un monumento, ma le due squadre milanesi, per il ruolo e la storia che hanno, dovrebbero avere ciascuna la propria casa, moderna e in grado di produrre risorse, cosa che San Siro, per com’è strutturato, attualmente non può fare“.
“Seconde squadre? Quando in Italia sono state introdotte le seconde squadre, ci sono state molte proteste perché si temeva la scomparsa di alcune realtà locali. Ora, però, è chiaro quanto siano funzionali, come accade già da anni in Germania, Spagna, Francia, e in modo diverso anche in Inghilterra. Purtroppo la UEFA può fare poco, perché alla fine decide la FIFA, e su certe questioni c’è poco da fare. Negli ultimi otto anni, comunque, abbiamo reso i calendari più razionali, e la UEFA sta sensibilizzando su questo tema, anche se la decisione finale spetta sempre alla FIFA”.
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