Sembrava l’ultimo degli integralisti, scrive Sportmediaset: 3-5-2 o al massimo due trequartisti dietro all’attaccante centrale e nient’altro. Invece Antonio Conte, nel giro di cinque giorni, ribalta etichette e luoghi comuni e cambia sistema di gioco a Torino con la Juve e in casa con il Palermo.
Napoli, il post Coppa: Conte funziona anche con il turnover. Le mille armi del tecnico
Sabato mette in campo un Napoli con quattro difensori, tre centrocampisti e altrettanti attaccanti ma con McTominay chiamato a una funzione ibrida (affiancare Lukaku in caso di pressing alto o scalare a mezzala negli altri casi), mentre al “Maradona” in Coppa Italia sceglie un 4-2-3-1 con un solo superstite, Lobotka, della partitissima dell’Allianz Stadium.
VARIANTE TATTICA, STESSA TESTA
Conte così si porta a casa altre due certezze: la squadra ha incamerato varie strutture tattiche e ha un’ampia rosa dove pescare nel corso della stagione. I sistemi di gioco, si sa, sono ormai una definizione desueta, contano principi e funzioni, ma se c’era qualcuno che sembrava strettamente legato a una precisa dislocazione dei suoi giocatori era proprio l’allenatore leccese. In realtà le sue idee si vedono chiaramente anche con altre disposizioni. In un calcio molto strutturato e, per molti versi codificato, si ripetono determinate costanti, come l’ampiezza ben fissata per allargare le difese avversarie, le sponde fondamentali della punta centrale per gli inserimenti di chi arriva da dietro in velocità, lo sfogo sull’esterno per poi andare dentro il campo e l’aggressività come base della fase difensiva.
LOGICA CONTIANA, ANTIDOTO AI CALI DI CONCENTRAZIONE
L’aspetto dell’organizzazione collettiva è un punto fermo della logica contiana ma la partita con il Palermo ha dimostrato che tutta la rosa, di ottimo livello tra titolari e teorici panchinari, ha già ben recepito i concetti dell’allenatore. E’ il vantaggio di poter lavorare tutta la settimana senza impegni europei. La Coppa Italia, al di là del risultato eclatante, ha regalato a Conte la certezza di potersi sbizzarrire nel turnover, a parte qualche insicurezza nel settore centrale della difesa da parte di Rafa Marin. Gilmour ha dimostrato di essere molto più di un’alternativa a metà campo, vista la nota capacità di gestire il gioco e di aggredire e riaggredire una volta persa palla. Neres e Ngonge possono tranquillamente far respirare Politano e Kvara, mentre Raspadori, così come l’eclettico Mc Tominay, consentono di variare sistema sfruttando la parte centrale della trequarti.
Il Napoli, insomma, è sulla buona strada per poter puntare senza troppe timidezze a quel bersaglio grosso che, dopo la disastrosa stagione scorsa, assomigliava sempre di più a un sogno impossibile. Conte, in ogni caso, è il miglior antidoto possibile a qualunque calo di concentrazione.
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