Il portiere azzurro ex Empoli e Bari, che sta sostituendo il titolare Alex Meret, ha rilasciato le sue dichiarazioni a Radio CRC. Caprile ha fatto un excursus del suo momento e di quello della squadra, senza trascurare modelli personali e vissuto da atleta
Napoli, Caprile: “Qui sto benissimo, imparo tanto da Meret. Il nostro segreto è…”
Secondo l’edizione odierna de Il Mattino, arrivano buone notizie dall’infermeria per il Napoli. Alex Meret, che si era fermato per un problema muscolare durante la sfida di campionato contro la Juventus, sarebbe ormai prossimo al rientro. Il portiere sta bene e continua a lavorare a Castel Volturno dove il recupero procede senza intoppi. Meret dovrebbe essere quindi titolare contro l’Empoli nel primo match dopo la pausa nazionali, intanto Elia Caprile è stato protagonista di una lunga intervista a CRC
“Il fatto di aver subito pochi tiri significa che siamo compatti, ma non dipende solo dal portiere o dalla difesa, ma da tutta la squadra. Tutti noi ci muoviamo bene ed il mister ci spinge ad essere compatti, forse è questo il segreto, ha detto Elia Caprile.
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Da portiere seguo il movimento delle punte, vedo tutto il campo e posso dare una mano. Così come loro possono aiutarmi nella gestione della palla, io gli posso dare una mano con gli avversari.
Buongiorno com’è in allenamento? Fa le stesse cose come in partita, è un fenomeno e tutti i giorni lo dimostra dentro e fuori dal campo: è un grande lavoratore e merita tutto ciò che sta ottenendo. Il salto in una squadra che subisce pochi tiri è particolare e difficile, io cerco di stare sempre concentrato e vedo di dare sempre una mano ai compagni: la parte più difficile è il fatto che mentalmente sai di ricevere pochi tiri ma devi essere pronto.
Il mio trascorso al Leeds? Mi ha formato a livello sportivo e personale, una nazione nuova imparando la lingua e passando la pandemia da solo, tutto questo mi ha aiutato. Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa, mi ha migliorato a livello tecnico e personale.
Sorrentino? Stefano è stato il primo big con cui mi sono allenato, avevo 17 anni e ho avuto questa fortuna: ho capito cosa significa allenarsi in Serie A, avere la cattiveria giusta. Ho cambiato il mio modo di allenarmi. Come idolo tra gli italiani dico Buffon, poi ce ne sono più nuovi a cui mi ispiro così come nel passato.
Come sta cambiando il ruolo del portiere? Ormai il gioco dal basso, stare più alti in campo, uscire dall’area: tutte componenti che fanno parte del ruolo, ma sono cose su cui si lavora tutti i giorni per farle al meglio quando vieni chiamato in campo.
Vasquez, il mio erede ad Empoli? Sono contento per la stagione che sta facendo, mi dicono sia un ragazzo top e gli auguro di fare bene, magari con noi un po’ meno, ma da Empoli me ne hanno parlato tutti bene.
Il rapporto con Meret? Una dote da rubare? Ho la fortuna di potermi allenare con Alex tutti i giorni e lo vedo in campo, non c’è una dote singola ma con gli occhi cerco di catturare qualsiasi cosa. La classifica sicuramente ci dà consapevolezza ma la stagione è lunga, il campionato non finisce oggi e non ci facciamo prendere dall’entusiasmo: sappiamo di dover lavorare tanto, poi a maggio vedremo.
Il senso d’appartenenza della città di Napoli? Il fatto che sia venuto in città da piccolo mi ha aiutato a capire subito quali siano i pregi e i difetti: io a Napoli sto benissimo, la cosa che mi rende più napoletano è il fatto che mi piace mangiare. Il mister magari non sarà contento, però a Napoli si mangia bene e quindi sono contento di far parte di questa squadra”.
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