L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” ha fatto il punto della situazione in merito al futuro di Khvicha Kvaratskhelia.
Gazzetta – Kvaratskhelia c’è, il rinnovo ancora no! Il Napoli è pronto a una nuova offerta…
Quelle finte, quelle veroniche, quegli scatti che fendono l’aria sono carezze e pure graffi sulla pelle: perché si fa in fretta ad innamorarsi di Kvara, ma ci si fa anche male a pensare che un giorno, vai a capire quando, potrebbe germogliare il rischio di doversene fare una ragione. Due anni dopo, tanto per dimostrare che a volte Kvara è per sempre, the winner is… di nuovo lui: il miglior giocatore del mese di settembre, player of the month come s’usa sussurrare per certi riconoscimenti che un senso ce l’hanno, eccome. Ma questa è l’estasi, assieme a quel po’ di diavolerie che Sua Maestà il dribbling sa inventarsi, e poi c’è il tormento per un contratto che sta lì, in attesa della fumata azzurra.
Kvara è il simbolo della new era, che poi sarebbe quella un po’ “vecchiotta”, impolverata dalle disgrazie della passata stagione ma non fino al punto di nascondere la Storia: nel primo scudetto (giugno 2023, mica un’era geologica fa!) dopo essere piombato quasi come un Carneade, ci mise il talento e divenne l’uomo copertina, il migliore – per distacco – in un campionato pieno delle sue genialate. Si scrisse Kvaratskhelia e ci si accorse ch’esisteva un mondo sommerso, fuori dai radar, terre e miniere inesplorate: quel gigante arrivato da lontano, dalla Georgia, era costato una decina di milioni, undici per la precisione, e fu semplice intuire che il suo valore sarebbe schizzato in fretta oltre vette vertiginose, come quelle di un K2. Kvara e il Napoli hanno cominciato a dialogare a distanza non proprio ravvicinatissima per il rinnovo di quel contratto a scalare che, partito dal milione e duecento del primo anno adesso oscilla intorno al milione e otto: parliamone, dai. I cinque milioni, la prima offerta, non hanno fatto vacillare Mamuka Jugeli, il suo manager, che però insensibile non è ovviamente rimasto: il segnale è forte, un prodigioso scatto in avanti rispetto al tikitaka dialettico di agosto 2023. Il percorso sembra tracciato, ma bisogna ancora procedere nella nebbia delle trattative per prendere carta e penna e brindare.
In questa estate densa, con centocinquanta milioni sistemati sul mercato, con Osimhen rimasto a soffocare il bilancio prima di andare in prestito gratuito al Galatasaray, De Laurentiis ci ha aggiunto anche altro: ha rifiutato cento (100) milioni d’euro e ha rilanciato. Kvara è il simbolo di quest’epoca, è un alieno dal quale lasciarsi pilotare nel mondo dei sogni: ai cinque milioni sono stati aggiunti poi i bonus, per equiparare l’ingaggio a quello di Lukaku e dunque lusingarne l’autostima, già abbondantemente accarezzata da Antonio Conte che disse sì a De Laurentiis aggiungendo all’accordo economico una condizione dell’anima, non sfiorare Kvara, sul mercato neanche con un pensiero indecente. Incedibile: e così è andata. Kvara è il calcio scenograficamente essenziale ed è entrato nel cuore d’una città stregata da quel fuoriclasse: tre gol e due assist in 526’, in quest’avvio fosforescente, somigliano più o meno al rendimento iniziale con Spalletti (4 reti e due assist in 455’) e azzerano quel velo di malinconia della partenza insospettabile della stagione scorsa (un solo “autografo” nei suoi 401’ con quattro assist), nata male finita peggio per il Napoli, al quale donò comunque 11 reti e 9 assist. Kvara è allegria, da due anni in qua, e per contratto (originario) fino al 2027: ma domani è un altro giorno.
Carlo Gioia
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