L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha realizzato un’analisi sui modi di giocare delle big europee.
Il Napoli ha trovato il giusto compromesso nel gioco: concretezza, opportunismo e rapidità…
Thiago Motta è come l’uomo ragno: gioca con la ragnatela in cerca del guizzo, che i suoi calciatori non sempre trovano. Si spiegano forse così i tre 0-0 della Juventus in questa stagione (Roma, Empoli, Napoli) e, più in generale, le cinque partite di campionato su otto concluse con meno di una rete realizzata. La Signora è tra le squadre europee che Opta considera più lente nello sviluppo della manovra offensiva: ogni azione di possesso è fatta, in media, da 6 passaggi (tanti) ma la palla viaggia adagio, a meno di 1,4 metri al secondo. In questo particolare spazio dell’asse ci sono tutti i cosiddetti “giochisti” d’Europa, definizione con la quale molti etichettano i ricercatori dell’estetica fine a sé stessa, ma che in realtà dice molto di più di una semplice banalizzazione di categoria: ad alcuni, piace tenere il pallone e controllare il gioco, a costo di risultare noiosi, mentre altri prediligono l’azione verticale e sbrigativa. Tra i “lenti”, simili alla Juve, ci sono infatti Manchester City, Bayern e Psg. Insomma, l’attuale terza forza della Serie A e tre candidate forti alla vittoria della Champions: una dimostrazione che questo tipo di calcio è probabilmente il più funzionale al successo, anche se il pubblico lo gradisce forse meno.
Liverpool, Lilla, Bayer Leverkusen, Real Madrid e Marsiglia si avvicinano a quel calcio di palleggio sopra citato, anche se con loro il pallone corre un po’ più velocemente lungo il campo. Una posizione di invidiabile equilibrio tra gioco diretto e gioco ragionato la ottiene l’Inter di Simone Inzaghi, sostenitrice della filosofia della moltitudine dei passaggi ma molto più rapida della Juve e dello stesso City di Guardiola nel capovolgere il fronte offensivo. Dal lato opposto del grafico ci sono i contropiedisti: con loro pochi tocchi, ma rapidissimi. Come il Getafe, che fa correre la sfera in verticale per 2,5 metri al secondo (il doppio della Juve): ogni suo possesso è però piuttosto breve, due passaggi per azione. I connazionali dell’Alaves, l’Union Berlino e il Bochum in Germania, il Bournemouth, l’Everton e il Nottingham Forest in Inghilterra, il Le Havre in Francia e l’Empoli in Italia hanno uno stile simile, improntato al ribaltamento dell’azione e a una scarsa gestione del possesso. Il giusto compromesso lo sta trovando Antonio Conte a Napoli: 2,1 metri al secondo di velocità nel gioco verticale, 4 passaggi per azione. Concretezza, opportunismo e rapidità hanno portato Lukaku e compagni in vetta alla classifica dopo otto giornate di campionato.
Dando uno sguardo alle tendenze dei vari campionati, si nota come in Italia ogni azione di possesso sia fatta, in media, di 3,8 passaggi. Teniamo la sfera tra i piedi più degli altri (3,6 in Premier, 3,5 in Germania) ma la facciamo camminare. Sempre in media, la palla da noi viaggia in verticale per 1,76 metri al secondo, contro gli 1,88 della Germania. Sembrano differenze impercettibili, ma nell’arco di una stagione fanno un enorme volume di gioco. Anche la Premier sta seguendo la tendenza italiana: sarà il “guardiolismo” o la recente influenza di De Zerbi, nel frattempo volato in Francia, ma oltremanica c’è una concentrazione sempre maggiore di squadre che prediligono lo scambio lungo e l’attesa di colpire nel momento giusto. In generale, comunque, l’aumento dei passaggi effettuati nelle proprie metà campo per partita dal 2006-07 è aumentato del 47% in Europa, con il picco inglese del 65,2%.
Carlo Gioia
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