L’edizione odierna de “La Repubblica” ha commentata la dura sconfitta del Napoli di Conte contro l’Atalanta di Gasperini.
Repubblica – Napoli, contro l’Atalanta si è vista un’ingenua superbia di una capolista ancora imperfetta…
Con l’ingenua superbia di una capolista ancora imperfetta si consegna due volte all’Atalanta. Il Napoli non legge nella formazione di Gasperini il tranello che deciderà la partita. Manca Mateo Retegui, il capocannoniere della serie A, 25enne bomber argentino naturalizzato italiano, a segno anche in Nazionale con 4 gol in 5 gare. Che non giochi subito è molto strano, perché sta bene e lo dimostrerà con quel gol nel finale. Il mistero sparisce dopo mezz’ora, quando l’Atalanta è già sul 2-0. Diventa tutto chiaro. Quello spazio al centro è libero, perché Gasperini aveva predisposto un diverso assetto tattico per sorprendere il Napoli. De Ketelaere lavora largo sulla destra e cerca Lookman sull’altro versante di una difesa ormai slabbrata, non avendo una punta fissa da marcare. Lookman arriva puntuale da dietro, sfuggendo al controllo del difensore Di Lorenzo. Due gol identici in 31 minuti, se non è uno schema vincente questo.
Il nigeriano non era previsto, ma diventa il protagonista di una vittoria che sconvolge la zona alta della classifica, invitando l’Atalanta da ieri terza al tavolo dello scudetto con Napoli, Inter e forse altri. Il Napoli, questo il secondo atto della resa, non reagisce. Non cerca una variante. Non eleva il ritmo, più basso dell’Atalanta, poderosa, tatticamente strutturata, aggressiva. Continua così un film già visto, perché Gasperini all’inconsueto espediente offensivo applica le ganasce ai centrocampisti del Napoli, come i vigili alle vetture in sosta vietata. Ederson bracca Anguissa che lentamente perde in potenza, Pasalic si dedica a Gilmour che gioca da copia sbiadita di Lobotka, De Roon è insuperabile per McTominay, Ruggeri sulla fascia sinistra va a da Politano per annullarne l’effervescenza, alle spalle di Lookman che maltratta Di Lorenzo, sempre indaffarato, in avanti una sola volta nel finale, figurarsi come e perché il Napoli diventi inerte, rassegnato, macchinoso.
Per Rrahmani è un turno di ferie, giusto in questi giorni di lungo ponte. Deve impegnarsi invece Buongiorno per arginare l’ispirato De Ketelaere, non è compito agevole, ma lo svolge secondo standard. Bloccati gli ingranaggi per oltre un’ora, il Napoli non ritrova quella grinta che l’ha portato al primo posto. Se l’Atalanta ha un gioco che è la sua identità, il Napoli lo cerca ancora. è andato avanti bene, con assalti e strappi, variando spesso alla ricerca di una formula. Da sistemi difensivi ferrei per proteggere vantaggi minimi con linea a 5 allo spregiudicato 4-2-4, ma ha tratto sempre il massimo profitto. Brutto stop, ieri. Per la sfida milanese con l’Inter, deve ricomporsi in una idea di calcio cominciando dalle note negative. La prima è Lukaku. Lo svedese Isak Hien annulla prima il belga del Napoli poi Simeone, quando Conte chiede un po’ di brio alla panchina chiamando Ngonge, Neres, Raspadori e Spinazzola. Senza esito. Male come Lukaku anche Kvara che per fortuna di De Laurentiis gli costa un quarto, ha mercato e otto anni in meno. Curioso ricordare che Gasperini il 25 maggio si escluse dal casting dei tecnici. Era il primo candidato a ricostruire il Napoli. Preferì rimanere a Bergamo eccitato dal trionfo in Europa League. Ne seguì la virata di De Laurentiis su Conte che ieri ha riconosciuto la larga sconfitta. Grandi elogi al rivale. Bello il calcio così. Questo, almeno questo, gli vale un plauso.
Carlo Gioia
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